Natale

Secco secco, naso importante, un orecchio senza un pezzettino, i capelli portati all’indietro ed un vago odore di canfora.
Caramelle di orzo. La polverina per digerire.
Il caffè con la napoletana, con una miscela di sua invenzione, orzo, la Vecchina, miscela Frank e il Moretto.
Una passione per la lirica, gli occhi umidi per la Lucia di Lammermoor e il Vissi d’arte di Tosca.
Carattere difficile per non dire difficilissimo, scontroso, burbero, maldisposto. Bestemmiatore feroce, di quelle Madonne e quei Cristi improbabili che generano ilarità piuttosto che sdegno.
Il quadro dei morti sul comodino col lumino, per ciascuno la commozione di un ricordo, e i cimiteri, luoghi di pace “non devi avere mai paura dei morti, ma dei vivi”
Una sua gioventù di miseria estrema, una famiglia di tre donne sorelle e 32 figli, piattone in comune di polenta e pattona, mercato nero e piccoli espedienti .
La guerra, quella vera, la prima mondiale, fatta di trincee e di morti vis-a-vis. Uno di quelli del ’99. Una ferita profonda, indelebile, un pianto continuo, quante sere a raccontarci i giorni passati camminando per trovare su un altro fronte il fratello per abbracciarlo un minuto e tornare indietro, scavalcando nella neve i compagni meno fortunati.
Una vita difficile, ma dignitosa. Un lavoro duro. Una minima tranquillità economica che faceva della sua piccola famiglia l’unica che potesse dare nella strada del quartiere popolare una fetta di pane e olio per merenda al figlio.

Un’altra guerra,una moglie amata e perduta. L’impegno per la categoria, il suo essere comunista, il suo essere despota e litigioso.

Un tormento interiore che nessuno di noi ha mai capito se non con la riflessione dell’età adulta.
Tanto. Troppo.
Ha scelto il momento per andarsene una fine dell’anno. Unica cosa scelta in una vita che non gli aveva dato nemmeno una data di nascita certa.
Nato non si sa quando in questi giorni di centodieci anni fa, tenuto nascosto per essere tirato fuori, come il bambinello del Presepe per guadagnarsi il cibo ed un corredino omaggiato dalle dame della carità, primo atto di una vita che non gli ha regalato più nulla.
Per tutti era Natale, ed era mio nonno.

10 pensieri su “Natale

  1. Chihuahua

    Stavo facendo un po’ il giro dei blog degli amici e mi ritrovo a leggere questa commovente pagina colma d’affetto e sentimento. Bellissima, davvero.
    Ti sei appena guadagnata un altro fedele visitatore. ;))

  2. keydome

    Auguri.

    Ti rinnovo lo stimolo scritto nell’altro post, anche se so che sati sbuffando nel sentirtelo ridire.

  3. laura

    Il nonno Natale…….e le ossa dei morti nel cassettone ? e poi non era odore di canfora ma della menta che c’era nella famosa polverina che gli preparava Vincenzo il farmacista. Caro nonno Natale, vorrei averti qui ora, chissa quante cose m’insegneresti e quanto bene ti potrei dare! Forse qualche abbraccio in più e qualche magone in meno ti avrebbere salvato la vita!

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