Rondini

Cantano le rondini cantano, lo so si dice garriscono ma a volte si scelgono parole non adatte pur conoscendo quelle giuste. Lo facciamo per un suono, per una sensazione, per un ricordo , per un’immagine che vogliamo creare.
Si fanno scelte sbagliate per rendere il senso del giusto.  
Cantano le rondini mentre si inseguono  nello specchio di cielo sopra la casa, si abbassano a cacciare minuscoli insetti oppure  ruzzano come bambini felici nel bagnetto con le paperelle, scuotono le ali come i piedini l’acqua  e trillano agli schizzi.
E’ questa l’ora migliore, è questa la stagione migliore. Sarebbe, anzi. Senza nuvole, col cielo piatto, i colori vividi.
Cantano le rondini.
Per adesso.
Come tutto. Come sempre.

Peperonata

  • Aggiornamenti svariati e sparsi
  • un mese senza blog: ma guarda come passa il tempo!
  • A volte ritornano come i peperoni della giardiniera, che uno pensa che lì di fianco al lesso ci stanno così bene, colorati  che fanno tanto estate. Che poi il peperone è scordone, uno pensa sempre che no, questa volta non mi faranno male, di sicuro l’ultima occasione, che ti sei poi dovuta imbottire di bicarbonato, era un caso, un peperone più malefico di questo, così bello, giallo, che perché mi dovrebbe far del male? E … e invece i peperoni ritornano, è certezza nella vita. Anche se li spelli, anche se qualcuno ti racconta la ricetta miracolosa del peperone digeribilissimo, del tiragli via i filetti bianchi, del mettilo sottoaceto, sale, pepe, limone, fagli la fattura voodoo…non c’è niente da fare i peperoni  si ripresentano.Ecco la stessa incrollabile certezza nella stronzaggine di un vegetale possiamo riporla in quella dell’uomo/maschio adulto. Il che comprende dai 15enni ai 90enni, ciascuno con le sue varianti  anagrafiche in genere peggiorative. Zan zan.
  • Lavoro: Ok passiamo a
  • Salute: Ok passiamo a
  • Saldi: le scarpe da uomo sono più comode, lo posso dire con assoluta certezza. Potendo scegliere, dato il mio piedino da fatina dei watussi, scelgo le scarpe da uomo. Che non si capisce perché la forma delle scarpe da donna deve essere così stretta, invalidante, ecco invalidante. Milioni di donne rovinate dall’industria calzaturiera. Che poi adesso le ragazzine sono tutte alte, avranno piedi adeguati. Perché strizzarle in spazi angusti? Che poi è lo stesso concetto delle maniche e delle spalle… ma lo avete visto il giro spalla di una magliettina di attuale concezione? Ma su quali donnine prendono le misure? Ci sono: le cinesi.  Motivo in più per una rapida integrazione che faccia lievitare anche le forme di queste minidonne formato xxs . Ebbasta! Prendete le misure sulla Merkel
  • Merkel appunto: la donna pettinata con la pentola.
  • Tragedia Costa : Il capitano a tutt’oggi è un emerito rappresentante dei peperoni.  Penso sia inutile stare a chiedersi come ha potuto pensare di fare lo struscio agli scogli in sicurezza.  La frase più ripetuta nei telefilm americani è “Andrà tutto bene”, ma non è così, qui non c’è il rewind che scusate tanto se sono andato a sfracellarmi sullo scoglio, non volevo, torniamo indietro , Game over, beeeeng  facciamo un’altra partita? Ok dopo cena? . Qui no. Qui  ci sono persone che non giocheranno più per colpa di questo idiota col buzzo. Omicidio colposo? Ma se questo stava giocando a roulette russa con gli scogli   ha accettato un rischio non sulla sua pelle, che se ti sfrantumi da solo su un gommone, cazzi tuoi. Ma sulla vita di 4mila e passa persone affidate alla sua perizia.  Inqualificabile. A questi punto speriamo che almeno non succeda di peggio e che questo  signore paghi la giusta detenzione. Appropò
  • Lele Mora. Perché sta in carcere? Se uno che ha provocato la morte di una trentina di persone e un disastro tale sta a casa nel suo letto perché Mora sta in carcere? Ok cos’altro dobbiamo sapere di Berlusconi e delle sue feste?
  • In generale: va di schifo. Ci tenevo a dirvelo. E da domani pioverà. Sul bagnato.

Punti di vista

Non ricordo quando ma ricordo la sensazione. Avevano  rifatto i marciapiedi in via del Leone, le pietre  quadrate nuove di pacca, erano attraversate da solchi diligenti a lisca di pesce, non erano più i marciapiedi della mia infanzia.Il livello era lo stesso, basso, da quella prospettiva c’erano due punti di  fuga, la zanella o il cielo. Il solco dove scorre l’acqua piovana e il piscio dei cani o l’azzurro terso dell’infinito. A ben vedere però sotto la zanella scorrono le fogne e ancor più giù la mota infame, e forse la mia prospettiva di  adesso, orecchio a terra sui solchi diligenti potrebbe essere non troppo distante dall’argilla puzzolente. Perché, dicunt, al peggio non c’è mai fine.C’è chi crede che debba finire l’anno, c’è chi pensa sia congiunzione astrale, economica, politica, un intreccio di destini che ingabbiano anche il mio tenendomi lì sul grigio freddo marciapiede. Io mi prendo le responsabilità di averci messo pure un po’ del mio, poco, slancio in questo vertice di sculo che mi appiattisce come forza centrifuga culo a terra.Vero è che le forze emotive sono quelle che sono. E il peso specifico della zavorra, notevole, difficilmente aiuterà ad alzarmi. Forse con un colpo di reni potrei appoggiarmi sul marmo del 16, accogliente gradino bianco per due. Due chi, poi, è da vedere. Più facile che resterò per un bel po’ così col punto di fuga basso sull’orizzonte senza mai dimenticare però che il cielo, come non credeva la nonna forse inizia giù, piu giù , giù dalla zannella, più giù dell’Evelina.

RIP SJ

“No one wants to die. Even people who want to go to heaven don’t want to die to get there. And yet death is the destination we all share. No one has ever escaped it. And that is as it should be, because Death is very likely the single best invention of Life. It is Life’s change agent. It clears out the old to make way for the new. Right now the new is you, but someday not too long from now, you will gradually become the old and be cleared away. Sorry to be so dramatic, but it is quite true.

Your time is limited, so don’t waste it living someone else’s life.” (SJ)

Viaggi

E’ tornato da qualche giorno, non lo vedevo da qualche mese. Lui è alto, con un bel portamento, filiforme, il passo sciolto  un po’ alla Cary Grant.  Una delle ultime volte che l’ho visto era inverno, forse una cena per le feste, parlavamo di ricordi, di vite passate, di viaggi, di prospettive, case da chiudere, scelte da fare, aspettative per l’età della pensione. Quelle solidità che insegui per quarant’anni e che un giorno possono diventare a portata di mano, basta avere coraggio. Ha deciso di farsi un viaggio, non uno dei suoi dai quali tornava con migliaia di bellissime foto piene di sentimento e grazia, frames di territori e persone dove l’equilibrio era la cifra stilistica. Questa volta era un viaggio di svago e prospettive, vado là e vedo se mi ci posso stabilire, fa sempre caldo là, mia figlia è grande non ho piu vincoli di lavoro, anzi posso lavorare anche là, un professionista come me se lo sognano . Un primo viaggio a febbraio due mesi , torna  e tempo di rispondere alla posta accumulata nella cassetta, il tempo di salutare due amici e via, là di nuovo.

Ieri i suoi occhi chiari avevano una luce diversa, me ne sono accorta subito ed ho iniziato a prenderlo in giro, che è successo? dai simmelo, dai dimmelo. Più si schermiva più capivo che aveva bisogno di dirlo. Eccola guarda è lei, mi dice, e un’immagine di una bella brunetta con due occhi neri neri mi appare su uno schermo di un cellulare. Lui la guarda con un misto di incredulità e consapevolezza. Ha 25anni, mi dice e io rido. E lui ride perchè sa perfettamente che la cosa mi lascia alquanto indifferente.

Alzo gli occhi sulla compagnia, in questa corte piena di persone che bevono, che ridono che si atteggiano, alcuni immersi nei loro iphone, fanno scorrere la serata in attesa di quella luce. Lui li guarda insieme a me, e si immagina la vita fatta da queste occasioni rare, da queste cene in piedi fra salamini e donne che hanno lasciato i figli alle nonne, agli ex perchè tocca a loro, fatte di recriminazioni sui vecchi amori, di lagnanze sul lavoro, di noiose ripetizioni di sogni adolescenziali. Lui il suo sogno l’ha trovato, lui ha una nuova occasione. Mi guarda, lo guardo . Quando riparti? Settembre … ma forse prima.  Buona vita, amico mio.

Maleducazione, oggi.

Mi sa che ho sbagliato tutto nella vita, macchè comunicazione, macchè buoni principi , io il prossimo convegno lo voglio fare su  “maleducazione: opportunità di sviluppo per  l’uomo moderno. Scenari e prospettive”

Inatnto non credo di aver alcun problema a farmi suggerire relatori, qui fioccano i maleducati che pare il cervino a gennaio.

Ma poi la classe dei senza faccia è veramente trasversale, al limite del pervasivo. Ormai ci siamo così abituate che manco fa più notizia.

Vedi un amico,o sedicente tale,  che non vedi da tempo, dall’altra parte della strada, gli fai un cenno di saluto giusto per vedere se reagisce e quello risponde avvicinandosi e dicendoti frasi tipo “eh sto così così, ma se hai tempo ti spiego anche se è cosa lunga” tu dici “ho tempo”  e quello?  quello volta il culo e ti molla sul marciapiede. Manco saluta, ma nemmeno un ciao, nemmeno un beh adesso non posso io, perdo l’autobus, vediamoci una sera, ti scrivo una email. Niente.

Attendo istruzioni per l’utilizzo del personaggio. Le mie limitate esperienze propendono per il vaff….

due passi

Ci sono notti che in macchina c’è silenzio e viaggi dietro appoggiando la testa al sedile, il cielo scuro bucato dalle stelle , un’aria che vedi fredda ma un profumo che immagini di primavera, guardi scorrere le facce dei palazzi, occhi socchiusi le finestre su tenui bagliori che sanno di sonno. Non hai voglia di pensare e canticchi fra te e te, mentre passi sul fiume che scorre, mentre tu scorri sulla vita che aspetta l’estate, e ti senti sorella delle ruote che scavalcano buche. Vivi tutto come se domani dovesse tornare l’ieri, ma l’ieri non torna e a volte anche il domani è già vissuto. Ci sono notti che chiudi gli occhi e sei lì. A due passi dal solito. A due passi dal nulla.

a Milano

A Milano andata e ritorno in 6 ore non sono scherzi per nessuno e per me lo sono ancora meno, stanca come sono di tutto e di tutti.
Una bimba di forse due anni a cavallo della spalla del padre trilla felice, per niente intimorita dalla posizione. Ha un colbacco rosa morbido che le copre gli occhi e lei cerca con le manine di tirarlo su mentre il padre la dondola su e giù dalla spalla e le da affettuose pacchette sui piedini, ha ciuffetti biondi che sfuggono al cappellino e si arricciano sulle guance rosse di freddo, ride a garganella e ogni tanto riprende fiato, ma subito torna ancora piu alto lo strillo, al minimo bisbiglio del padre.
Quel suono cristallino spacca il rumore sferragliante della stazione, il brusio delle scale mobili, le rotelle dei trolley che attraversano le guide per ciechi, gli altoparlanti che annunciano arrivi e partenze; la gente alza gli occhi dai giornali, dagli schermi dei cellulari, smette per un attimo di occuparsi di ipad, per guardare anche se di sfuggita questo mucchietto di felicità che incurante di tutto e di tutti si diverte come mai, con un gioco semplice, fra braccia sicure. Tranquilla. Innocente.
E la gente, lo so, la invidia sorridendo con gli occhi. Poi accantona la visione e torna nel guscio dei piumini cosi’neri, così tutti uguali. Ne ha quasi paura.

Quando,mi chiedo, quando si perde quel suono argentino, quel gorgoglio che sale dalla gola di pura felicità, dove lasciamo la fiducia cieca nell’altro, a che punto dell’esistenza chiudiamo la porta alla spensieratezza , dove finisce l’allegria. Certe volte abbandoniamo il riflesso della vita e lasciamo che il giorno passi lieve sui nostri pensieri, lasciamo che la testa ridiventi fanciulla e ci arrendiamo alla sana liberazione del riso. Di rado. Che peccato.
Chiudo gli occhi nel freddo di Milano, penso al mio giorno nevrotico da tramezzino, l’acqua che sciaborda nella borsa, il peso del computer, il mio fiato affogato fra le pieghe della sciarpa. Un giorno mi metterò un vestito a fiori e sarà a sfondo bianco e me ne andrò lontano in una stazione che non ho mai visto per un viaggio di prospettive e speranze, le stesse che ho perso fra doveri e rimpianti, obblighi e necessità, fra la vita che condanna e mai assolve, che piega ma non riesce mai a spezzare, perché c’è sempre un altra attesa, un altro treno, un altro appuntamento e forse, chissà, forse domani, forse col sole, forse felice, forse di nuovo sentirò quel suono che un giorno potrà tornare nella gola libera da magoni.

sere stanche

Ci sono sere che non credi siano sere ma anticipi di notti quiete, hai mani che pesano e polsi che sembrano aver retto il destino del mondo. In fondo erano solo due scaramucce nell’animo e non hai mai pensato che potessero influire nel tuo destino , ma quando le vedi lì sciolte nel rumore di fondo della tua vita, ti accorgi che ne hanno colorato il piano, lasciandole libere di vagare fra le cose veramente importanti le hai arricchite di contenuti. Lettere che imprimono svolte, consonanti che tagliano in due le giornate, vocali che si fanno urli . E tu che non sai come contenere il disastro che hai permesso.
Piccola stupida persona in un piccolo stupido mondo capace di rendere piccola e stupida anche l’importanza di un sentimento.
Lascia che scivoli fra le onde prodotte da quello sputo che è, lascialo dissolvere fra acque scure e limacciose. Stia lì.
Non è importante. Ed io vado a letto.

in tram

In attesa di tempi migliori inizio e cancello nuove storie. E’ come avere visione passeggere che sbucano nel nulla, deja-vu senza lieto fine. E’ una sensazione strana, non sapere dove vanno i pensieri, non riuscire a dargli forma, lasciare che altre visioni prendano il sopravvento e su tutto lasciare che la vita non mi lasci spazio.
Qualche giorno fa sono andata dal dentista , ero sulla tramvia quando, prima del ponte il trenino si è fermato per venti lunghi secondi. La luce bianca impietosa del treno faceva risaltare le rughe della donna che mi sedeva di fronte, nel suo piumino marrone deprimente, coi capelli un po’ sporchi, come possono essere sporchi i capelli arruffati dal vento umido, accioccati scomposti con un lieve accenno di ricrescita alla base, una donna mesta con lo sguardo fisso e perso dietro pensieri che non comprendevano di sicuro niente di allegro. Affanni, malumori, problemi. La borsa floscia stretta in grembo, i pantaloni neri da poco. Ho voltato la testa verso l’esterno per non indugiare troppo nel fissarla, anche se non si puo’ fare molto altro su un tram un mercoledì di gennaio mentre fuori infuria il maltempo.

Il viale delle Cascine, nel tramonto piatto di quel giorno, era vuoto, la ghiaia grigia, la luce a malapena  filtrava fra le fronde dei lecci sulle panchine vuote, su siepi che prive di foglie sembravano tanti stecchi inutili. Desolantemente invernale, umido al solo vederlo, eppure nel suo complesso così pacifico, vero, vivo al confronto della luce sparata finta dei neon del tram. E poi, d’un tratto, riflessa nel vetro mi sono vista, il mio piumino chiaro finto spiegazzato, i capelli schiacciati sotto il cappello arancione, la sciarpa , le guance solcate dai pori, le rughe e la faccia di quella che sono. E non ero molto diversa dalla signora che mi sedeva di fronte, anch’io persa dietro i miei pensieri sgraditi.
Il tram è ripartito e alla fermata successiva sono scesa, mi sono immersa nella vita nel freddo di un pomeriggio triste. Triste.

mutande e palle, senza dimenticare la muffa

Quale perversione mi fa stirare le mutande? Me lo chiedo sempre più spesso, eppure all’atto di mettermi un paio di slip senza averli stirati mi prende un disagio strano. Mi sento tutta stropicciata.

Son problemi.

Quale masochismo mi fa amare estirpare la gramigna essendo allergica alle graminacee? E perchè oggi ho trovato grande soddisfazione nel pulire la vaschetta dei detersivo della lavatrice? A proposito avete mai guardato nella vaschetta? In genere ci alberga la muffa, il che mi inquieta.

Ok …saprò forse essere anche più profonda nel proseguo del 2011…Intanto vado a togliere le palle dalla porta!

è un duro lavoro ma qualcuno deve pur farlo…

…intendo la padrona di casa, ospite di una cena di fine anno. Ed è così che ci si ritrova un 30 dicembre alle 8,30 in piena Ipercoop , come nella miglior tradizione italiana, dove tutti hanno la ricetta per un attacco calcistico prodigioso e per scegliere l’orario in cui uscire di casa per i grandi eventi calcolando il traffico in vista. Le chiamiamo partenze intelligenti , ma sono affidabili come il Meteo di canale 5 e non si sa come finiscono invariabilmente per farci fare la coda.

Tutto era tranquillo nel parcheggio dell’Ipercoop stamattina, le postazioni piene di carrelli erano invitanti, rassicuranti. Dentro poca gente. Entriamo con insolita calma, prendiamocela comoda. C’è così poca gente che mi sono permessa di iniziare da metà corridoio centrale, il luogo dell’acqua per poi vagare qua e là fra carta igienica e croccantini. Ma mai , mai, perdere di vista che il pericolo è dietro l’angolo. Non so come non so perchè al momento di cercare le lenticchie per la cena di domani sera ho alzato gli occhi dalla mia lista e ho esclamato “Ommioddio”.D’un tratto una regia occulta aveva suonato una sirena silenziosa proclamando ” Al mio via scatenate l’inferno” Loro erano lì.

Gli altri.

Ed assaltavano i banchi delle verdura e della frutta come se da questo dipendesse il prodotto interno lordo del Terzo Mondo. la gara all’acchiappo della nocciolina, la coda per il finocchio dell’anno. Affranta ho cercato invano di vedere dove fossero finite le famose lenticchie e dopo aver ricevuto un paio di carrelli negli stinchi da altrettante vecchiette insolenti, svicolato portapallet carichi di rifornimenti agli scaffali assaltati dalle furie, driblato promoter di alimenti probiotici, sono finalmente approdata alla desiata busta di legumi.

Nel bordello, nella calca, nel trillo dei cellulari di persone sperse che si comunivano liste improbabili di cibarie da un corridoio all’altro si è levata, d’un tratto, chiara e stentorea la voce di un commesso della Coop che stava risistemando in tutta calma, davvero ammirevole, un cumulo di mandarini.

“Ehi meu amigo charlieeee e meu amigo charlie brown charlie brown a e i o u ipsilon…. pepe pepereepe…”

Lui era già avanti, proiettato al futuro per non soccombere al presente. Io ho deciso di soprassedere.

Signori ecco a voi: l’ultimo dell’anno.

Ribellioni

Mi sono svegliata, era ancora presto, dalla finestra la luce entrava bianca, fredda, riverbero della neve. Tutta la stanza era invasa da un alone spettrale e triste. Non un suono dalla casa, non un suono dalla strada. Avrebbe potuto essere definita: pace, ma il sentimento che si è mosso dentro di me è stato di inquietudine.

Poi ti ho visto lì, fermo, immobile, muto ai miei piedi, leggermente rivolto verso la finestra incurante di me, e mi hai fatto tenerezza.
Non ho detto nulla, tanto non mi avresti risposto, sono rimasta lì a guardarti da sotto le coperte, a pensare a te, che forse eri triste, a questi anni passati insieme, a quello che ho visto con te ed ho imparato attraverso te.
Scorrono le immagini di vita passata, la tua voce che riempie le mie giornate, colori, canzoni, viaggi in terre prima sconosciute, allegria e mestizia, e poi la vita, spicciola di tutti i giorni, e i grandi temi del mondo. Scavare nelle cose, tu mi hai fatto capire che da ogni voce si puo imparare,  si cresce in ogni tempo e tu hai visto passare dolori e gioie di molte vite.
Forse nessuno ha capito che dietro a quel tuo modo di essere che pare distaccato, poco partecipe, estremamente pragmatico, dietro a quel tuo essere un po quadrato,  alloggiava invece uno spirito veramente libero,  democratico e attento. Tu avevi sempre una parola per tutti e bastava chiedere e tu, nel bene o nel male davi spazio a ciascuno. Avevi grandi potenzialità e noi, che ti siamo stati vicini non abbiamo saputo capirti fino in fondo. O forse non ne abbiamo avuto la possibilità.
Però io credo che un po’ delle cose con cui veniamo a contatto, anche se solo di striscio, anche se solo per un attimo, anche se pare impossibile, lascino traccia dentro di noi,  e ci facciano diventare quello che si è. Forse sei triste per questo, in fondo pensi di essere stato inutile e che quelli più giovani di te possano dare e avere molto di più di quello che hai dato e avuto tu.
E  invece dovresti essere contento della tua vita passata. Hai conosciuto molti e ti hanno dato tanto. Molti che adesso non sono piu con noi ma che hanno arricchito la nostra vita di esperienze e punti di vista liberi, anche grazie a te.
Ora sei lì , muto, sembri senza vita.  Ma io ti ho amato, anche se adesso sei vecchio.

Mi alzo, in questa stanza fredda, in questa aria triste e ti tocco, ma tu non reagisci, ti tocco ancora piu forte, tu emetti un piccolo suono, quasi un lamento, forse ti ho infastidito, forse sai qualcosa che io non so. Resti ancora muto quasi ci pensassi un attimo, e d’un tratto ti illumini e davanti mi trovo la faccia di Berlusconi, finto, truccato, una maschera sorridente e sfacciata “…perchè noi siamo il partito del fare, il partito dell’amore…”….  una scarica d’interferenza attraversa lo schermo, per un attimo tutto s’incasina, e capisco che sei tu che ti ribelli, tu che non vuoi essere ancora usato così, biecamente, Tu che hai tutto il diritto di svalvolare. No. Non posso farti questo, hai diritto di riposare in pace. Schiaccio il bottone e ti accarezzo lo schermo di nuovo grigio. Stai sereno, almeno tu, mio vecchio televisore.

Neve

E’ nevicato. E il giardino s’è messo un eyeliner bianco, come se tutto avesse una cornice di luce.
Ieri sera, il giardino si sentiva un rumore di fondo inconfondibile, un fruscio sommesso e attutito mentre tutto spariva sotto il bianco.

Oggi il sole ha illuminato tutto con bagliori di diamante. E’ stato bellissimo camminare per le strade e sentire sotto i piedi il rumore della neve che si pressa. Quando accadono queste cose poi la gente diventa improvvisamente cordiale, unita nell’eccezionalità del momento.

Uno sprazzo di come potrebbe essere anche quando è tutto normale.

Recap

Dunque poche note giusto per archivio mentis.


Sardegna d’ottobre e il bagno con le meduse. So che in fondo a me alberga una sirena.


L’evento è andato anche quest’anno, direi bene, Ottimi relatori, ottime nuove conoscenze e ottimo catering.
Altro non saprei dire. Ah no, spetta, c’è una cosa….benvenuta zia!

Oggi

Dai fammi un favore, non ce la faccio a salire le scale, vai tu a prenderla, ti faccio la delega.
Salgo di corsa le scale, le mattonelle di gres marrone orrende, ultimo pensiero frivolo della mattina, sul pianerottolo un banchino che vende azalee, aiutataci ad aiutare, la ringhiera rossa, la gente in attesa. Di botto altri corridoi, altre sale d’attesa, altri medici si susseguono come frame impazziti  e di colpo  il corridoio appare più lungo, la striscia gialla da seguire infinita, il cartello referti radiologia, la signorina gentile, pratiche firme, scorrono come su un monitor.
Guardo la busta marrone, chiusa.

Ricordo il perchè l’abbiamo fatta. Perché siamo stati qui solo ieri, perché era urgente.
I dubbi che abbiamo tornano prepotenti, ed ho paura.
Lì dentro una risposta che non sono pronta a ricevere. Ma la vita se ne frega di quello che ti aspetti e di quando sei pronta o meno. I passi sono diventati più lunghi eppure sono sempre allo stesso punto, il corridoio di ritorno vuoto, le sedie di ferro nero, le finestre col cielo grigio.

Non posso aprirla , non è mia, è la sua vita, ma è comunque il mio futuro.
Intravedo parole, mi siedo brevemente in punta di sedia,pronta a scattare, rifletto, l’accarezzo, è liscia e rigida. La luce è triste, l’aria fredda.
Crescere , quando si smette di crescere, quando ne hai abbastanza di prove fatte, quanti buchi ci vogliono sulla tesserina? La forza si trova, Gianna, la forza si trova sempre.
E di colpo sono su un letto di fianco al babbo , dai che non è nulla questa volta, dai che stai bene, lui che si gira e mi sorride ironico, io che gli pianto il naso nel collo a respirare il suo odore, lui sa e io non so .
Non si sa mai nulla, ma si sta lì, con l’amore che ti hanno dato e con la forza che trovi che spero che non mi si chieda di avere, adesso.
Non ancora. Non di nuovo. Non così per lui. Per lui.
Alzo gli occhi da quelle parole illeggibili.
Un manifesto della Fonte della parrucca mi informa che la Regione da un contributo di 250 euro per l’acquisto di una parrucca.
Quanto vale la vanità , quanto la speranza?
Non c’è altro che io possa fare, è tardi. Anche se sono solo pochi minuti, mi aspetta, la macchina è in mezzo.
Le scale sono le stesse ma scenderle è meno facile. Mi siedo accanto a lui.
La apro?
Ma certo aprila, non cambia nulla.
No, è vero, non cambia nulla. Scorro in un colpo d’occhio, cerco parole che ho imparato a conoscere, a temere, a odiare. Non le trovo.
E piango senza lacrime. Sono felice. Oggi.

Amicizie

Mia mamma ha comprato un pappagallo.

Voglio dire non che sia una cosa così sconvolgente, in tanti si comprano un animaletto, solo che questo è di pelouche, dondola su un trespolo di plastica e ha un cuore tecnologico.

Sospetto che lo producano in Cina e a domanda risponde o meglio fa il pappagallo, cioè ripete quello che tu dici.
Ieri al termine della consueta cena infrasettimanale ce l’ha mostrato , tutta pimpante , lei diceva “ Ora si va a letto eh” e quello “ ora si va a letto eh ora si va a letto”.  La voce distorta , surreale .

Io e mia sorella basite, mia mamma divertita che girava col pappagallo in mano parlandogli quasi fosse un cane.
Ci ha salutato dalla finestra del secondo piano col pappagalo a fianco “Ciao bambine “ e quello “ciao bambine-ciao bambine”
O_O
O bene-bene o male-male.

Ha ragione la Laura “roba da Dario Argento”

Cannesventidieci

Archiviato Cannes 2010, un festival che non riesce a morire.

Day Seven- 27 VI ventidieci

Passato in treno. Odio i treni, e non dirò altro sulla questione.

Day Six- 26 VI ventidieci

Pomeriggio (primo) Bisogna che tutto cambi perche’ tutto resti uguale. Si potrebbe riassumere cosi’ questa mattinata di risultati. Ho sentito dire talmente tante volte la parola “fresh” che mi sorprende che non siamo tutti congelati. In fondo invece non c’e’ niente di fresh nell’emozione che ogni hanno vedo sui volti dei ragazzi che vincono il Young Lions , piangono quasi, non sanno ancora, porelli, che in virtu’ di questo si aspetterano tutti molto da loro, qualcuno gli chiedera’ qualcosa di fresh, quasi fossero degli ortolani.

Fresh, Clear, Simple and Strong. Voila’. Ma io vi sto scrivendo gia’ il mio pezzo e non ho bisogno di fare pre-emption.

Bene fra un po si chiude il Palais e ci metteremo tutti di nuovo in coda per vedere chi ha vinto, in questo non ci sara’ niente di fresh visto che staremo sotto il sole della croisette.

A lunedi’ per le conclusioni

Mattino (primo). Inizio a rilassarmi, stamattina il massimo a cui sono riuscita a pensare in maniera coerente e’ stata la differenza fra rouche e volant, giungendo alla conclusione che ambedue hanno un’aria sfarfallante ma la rouche e’ tagliata nel dritto filo e arricciata e il volant e’ tagliato in sbieco e non e’ arricciato. Voila’, pensiero profondo. Ho cambiato strada e non ho incontrato Marge la commessa. Chissa’ che mi sono persa…tutina latex tigrata?

Poi ho fatto il biglietto di ritorno Cannes-Ventimiglia ed ho scoperto che : A – domani mi devo alzare un’ora prima perche’ le ferrovie italiane sul sito danno un orario sbagliato, B- che il biglietto Cannes-Ventimiglia, con materiale rotabile francese costa 10,50 eu e lo stesso biglietto dall’Italia con lo stesso identico treno costa 10,80. Vorrei capi’ perche’.

Bon stamattina sono nel cuore di ogni giornalista: 4 conferenze stampa di fila potrebbero abbattere anche KING KONG.

Day Five- 25 VI ventidieci

Pomeriggio : anzi ora di pranzo (notare che l’ho saltato) – E venne il tempo di Yoko Ono. Il dvd di apertura ci dice che Yoko e’ nata nel 1933, quindi anni 77 o sbaglio? Allora strizzata in una mise da venticinquenne, tette (rifatte?) che sprizzano da uno scollo a V di una magliettina nera, pantalone doppiapelle nero culo strapiatto, occhialone fasciante…datti tregua.
Insomma questa qua doveva essere intervistata da Tim Mellors, CEO di una grande agenzia , e ha inscenato una performance non-sense, prima ha messo un fiocco in capo all’ intervistatore, poi si e’ chiusa dentro un sacco con questo qui (panzone gaudente) borbottando cose non capibili da dentro il sacco, poi ha fatto yoga, camminato scalza per il palco e riposto con delle banalita’ alle domande. Poi avendoci dotati tutti di una minotorcia , ci ha invitato a lanciare un messaggio con dei flashettini di luce I love you. Un flash, due flash, tre flash. ..e poi tah-dah una musica disco invade il palco e tutti su a ballare un remix di give a peace a chance.
Direbbe mi’ sorella, questa ha visto un bel mondo. Tirato fuori due frasi, sposato uno giusto, passato due notti in vetrina e voila’ eccola artista. Lei stessa dice “All artists impress me for deciding to be artists. You need courage to be one” Need courage a volte anche per guardarli.
Se questo e’ arte, Imagine the rest.

Beh diciamo che mi sono fatta due risate, ho fatto dieta e c’ho guadagnato tre portachiavi stile minitorcia.

Mattina: Ecco qua di prima mattina una nota di costume. Sono quattro mattine che faccio la stessa strada per arrivare al Palais intorno alle 8,30 e per quattro mattine ho incrociato al stessa ragazza, vista l’ora mi sono fatta il pensiero che sia una commessa,…il primo giorno vestita di giallo canarino con una blusa nera di satin e grande fiocco sulle scarpe, secondo giorno vestita con palloncino nero e scarpe col tacco rosa fucsia e nastro fucsia al collo, terzo giorno vestito ecru e scarpa leopardata…oggi si e’ superata, vestito stampa animalier con volant intorno alla manichina calata e corta e rouche all’orlo, una via di mezzo fra una ballerina di flamenco e la zia di tarzan, ma quello che era impressionante era il capello che nei giorni scorsi era raccolto con coda bassa e fiocco in tinta oggi invece saliva tipo impalcatura di Marge dei simpson con un delizioso fiocchetto nero in bilico. Cavolo, oggi pomeriggio scandagliero’ i negozi per vedere dov’e’ che sta una commessa cosi’!

Day Four – 24 VI ventidieci- San Giovanni, patrono di Firenze e mio onomastico.

A volte mi chiedo perche’ insisto a venire in questo posto e me lo chiedo specialmente il giovedi’, mentre faccio la solita ora di fila per entrare nel Grand Audi e me lo chiedo quando ascolto chiacchiericci in cinque lingue, odori misti, sono sempre sul punto di desistere, poi anche in virtu’ del posto riservato alla press nelle prime file me lo ricordo. Sono qui anche, e a volte credo soprattutto, per il Saatchi&Saatchi New directors showcase.

Il S&S showcase e’ una selezione di una ventina di nuovi talenti fatta dai creativi della Agenzia , certo, direte voi, molti dei film proposti possono essere ricercati su youtube e in effetti e’ cosi ma il S&S assume un altra valenza, soprattutto perche’ questi talenti possono essere conosciuti da migliaia di addetti ai lavori e come vetrina non e’ poco. Un appuntamento irrinunciabile da vent’anni.

C’e’ una energia diversa in mille e mille a guardare quel grande schermo nel Grand Audi , guardare la creativita’ di questi giovani che esplode , che si manifesta e che non e’ fine a se stessa ma carica di similitudini, citazioni, metafore, speranza e visioni.

Visioni fantastiche, utilizzo del mezzo tecnologico, capacita’ graficae intuizioni , intelligenza, vitalita’, cavolo non trovo altre parole se non che questa inizione di ottimismo per il futuro mi fa sempre un gran bene. Finche’ c’e’ gente cosi’ c’e’ speranza. I think.

Beh vi propongo il film di Patrick Jean “Pixel”, l’abbiamo trovato talmente bello che e’ stato applaudito a scena aperta , fantastico, fantastica la realizzazione, il significato, la visione. Bello Bello. Guardate e meditate.

Nota

S&S tutti gli anni fa un piccolo show di collegamento, abbiamo visto di tutto nel corso degli anni, giocolieri, rapper, street art, zombie…quest’anno pero’, per il ventennale, si sono superati, abbiamo avuto il morto. Nel segno di “nothing is impossible”

Paul Arden, (grande creative dell’agenza e fondatore di questa iniziativa) passato a miglior vita due anni fa, e’ stato riproposto attraverso una controfigura/ologramma sul palco in apertura, su fondo nero, la luce che lo fa sembrare appiccicato e posticcio, come si conviene ad un fantasma, molto realistico, due battute, quella che sembrava un gag, un tributo al grande uomo che e’ stato per la S&S.

Buona visione , inizia lo show. Un’ora e mezza poi, alla fine per i saluti si e’ ripresentato , ci ha ringraziato , ci ha salutato con la manina, il microfono in mano e poi …pluff si e’ disgregato sul palco sotto i nostri occhi mentre il microfono cadeva a terra in una nuovletta di fumo vero… e noi siamo tutti esplosi in un ohhhhhhhhhhhhh.

Diavoli ‘sti creativi non abbassano mai la guardia , manco da morti!

Vi segnalo un paio di altri nomi oltre a Patrick Jean, quelli che a me son piaciuti di piu’

Daishei Shibata e la sua luce http://dekku.nofatclips.com/2010/05/daihei-shibata-the-light-of-life.html

David Freyman http://www.youtube.com/watch?v=Jth2bAYWX8Y

e poi Serene Teh, Who Fu, David Wilson, AB/CD/CD….

Day Three – 23 VI ventidieci

Zuckerberg ha la faccia da ragazzino di quelli che nei film paghi perche’ ti taglino il prato. Cammina inteccherito come un stoccafisso , non ha niente di plastico, sembra che abbia ingoiato un manico di scopa, non e’ nemmeno tanto alto. Un piccolo Bill Gates che tenta di fare lo Steve Jobs mettendosi una t-shirt nera. Ha detto cose banali, da missionario del contatto umano…noi vogliamo solo che la gente possa mettere in share le sue foto, i suoi link, che l’infomazione circoli etcetc. I soldi? beh riesce pure a far arrossire le lentiggini. In verità dopo che la gente si era fatta quasi un’ora di coda per entrare nell’auditorium, alla fine dell’intervista si alza e se ne va avrebbe messo maggior calore a salutare un dentista dopo un’estrazione . Si e’ alzato, non ha detto bai e se n’e’ andato. Mitica la risposta: Non siamo una media company siamo una technology company, infatti lo premiano come Media person dell’anno-faccio notare che il riconoscimento al Media Person ” a tribute to a prominent personality from the worldwide media industry” e’ stato istituito nel 1999 indovinate premiando chi? Ma proprio lui il Berlusconi definito nella lista “media magnate and prime minister” .

Bene, si va a migliorare.

Cannes mi distrugge. Si mangia troppa insalata da queste arti, il mio stomaco non reagisce alla lattuga. Che strazio, ho un piombo inside. datemi una bistecca!

Day Two – 22 VI ventidieci

Dopo 10 ore di sonno e lauta colazione ho iniziato seguendo come Grissom tracce di sangue sul marciapiede da rue Mozart alla fine del Carnot. Erano gocce non schizzi, ho imparato la differenza leggendo la Cornwell. E poi dice che leggere libri non serve a nulla. Il malcapitato s’e’ quasi dissanguato, pero’ non doveva stare tanto male perche’ le gocce si infittivano in corrispondenza dei passaggi pedonali. Beh quanto meno aveva senso civico e non passava col rosso.

Detto cio’ al Palais tutto uguale. Due ore di Public awareness, tre campagne mi hanno colpita:

Una cinese , sul monitor scorrono i numeri come in countdown a rovescio 1, 2, 3, 4 poi si ferma e ripete ossessivamenet il 4, scritta: negli ultimi 5oo anni ci sono state solo 4 grandi invenzioni a quando la 5a . Dal Made in China al Create in China. Non so se prenderla come una minaccia

Non so di dove: Sul video scorrono immagini tipiche da Global Warming, poi la scritta La domanda che tutti ci facciamo e’ come fare un mondo migliore per i nostri figli, la vera domanda e’ come fare figli migliori per questo mondo. Educazione. La Gelmini dorebbe vederlo tre volte al giorno e prima e dopo le poppate.

Ultima Brasiliana Bellissima: Un cartone animato con varie silhouette di personaggi sotto la doccia, mentre voci di bambino invitano persone normali, cantanti, personaggi famosi, chiunque a….fare pipi’ sotto la doccia. Scaricare dopo ogni pipi’ costa al pianeta 15 lt di acqua fate un po i calcoli…se almeno una volta la faceste sotto la doccia la terra ve ne sarebbe grata.
Viva la maleducazione e comunque , dai, chi non ha mai fatto la pipi’ sotto la doccia? Fantastica.

Fatta buona azione, trovata Visa Platinum e restituita al proprietario. 10mila punti paradiso , D/o ricordatelo, ERA PLATINUM, vale doppio.

Day One -21 VI ventidieci.

10,50 ore di treno ti danno un sacco di tempo per pensare. Per lopiu’ a come questo paese sta diventando AV centrico, ringrazio Iddio di essere sulla rotta dell’alta velocita’, perche’ mi sa che in futuro tutto cio’ che scorrera’ fuori da quei binari sara’ destinato all’oblio. Comunque dopo interegionali, espressi intecity e materiale rotabile di dubbia pulizia e indubbia vetustita’ sono approdata al Ter francese che e’ simile ai nostri treni ad alta frequentazione, due piani, divisori in vetro con deliziosi decori.

Cannes e’ sempre la stessa, solo il Champion di rue de Meynard non e’ piu’ champion ma carrefour. Non hanno l’assortimento del mio souvenir preferito: il dentifricio in gel. Quindi si pone il problema di dove trovarlo.

Poesia

Come potreste capire il mio dolore
voi che non avete mai ferito?
Come sapreste giudicare la mia colpa
voi che non avete mai peccato?

Lasciatemi stare

Lasciatemi stare
M.01

Ieri mentre andavo ad una inaugurazione di una Mostra, a due passi da Ponte Vecchio, scendendo dall’auto i miei occhi hanno incrociato queste parole di fianco ad una vetrina di un piccolo supermercato, stampate in carattere georgia su un semplice A4 incollato al muro. Tre o quattro di fila.


Non scrivo poesie, ammiro chi riesce a incatenare parole e concetti in un ritmo armonico, in una musica da leggere. Chi riesce a far rabbrividire la gola. Resto sempre imbarazzata quando mi chiedono “ti piace ?” convinta che non vi siano regole fisse per determinare la bellezza di uno scritto, per fissare con parametri cosa fa di una semplice frase “come sapreste giudicare la mia colpa, voi che non avete mai peccato?” un grido rassegnato , cosa sarebbe quella frase se non fosse seguita da un altrettanto semplice , “lasciatemi stare, lasciatemi stare”.
La forza di quelle parole era dirompente ha bucato il mio interesse, più di un qualsiasi altro manifesto. Un atto di guerrilla poetica, appiccicare, con tutto il pericolo del caso, di notte sui muri, poesie. L’ho trovato geniale e terrificante allo stesso tempo. Una ricerca di spazi come se non ci fosse altro modo che la sfacciata imposizione. Del resto chi mai va a comprare un libro di poesia? Ecco, pare che questi ragazzi ci dicano, la mia poesia è qui e sei costretto a leggerla te la sbatto sotto gli occhi.


Sono contenta che nascano progetti come questi sono speranzosa per chi l’ha scritta, M01, e per il progetto che porta avanti insieme ad altri sul quale mi sono informata al mio rientro a casa, riportando fra le righe della razionalità, la sorpresa del momento.
Si chiama MEP – Movimento per l’Emancipazione della Poesia , ed è un progetto nato a Firenze, e chissà perché non me ne stupisco, questa primavera. Una quindicina di autori che vogliono restare anonimi e si firmano solo una sigla. Non ha importanza quanta sia la qualità, io non saprei giudicare. Come si giudica un’emozione privata? Sono ragazzi che hanno riportato al centro un interesse che pareva sperso e io li ammiro per la creatività.
Vi riporto il “manifesto” del Mep perché di sicuro non saprei dire con parole altre quello che questi ragazzi poco piu che ventenni vogliono fare. Amo loro e vorrei assomigliargli, ma non ho parole. Altro che: bravi.


Manifesto del MEP
Ad oggi la poesia non possiede, nella volgare società contemporanea, il ruolo che dovrebbe, per ragioni culturali e storiche, spettarle. E non perché essa non sia ancora portatrice della capacità di comunicare e suscitare emozioni, sentimenti e fantasie, quanto perché, sebbene si continui a scriverla, non si continua a leggerla, preferendo basso e vuoto intrattenimento a più nobili e faticosi esercizi d’animo e di pensiero. Il M.E.P. non intende ridefinire il concetto o circoscrivere la poesia ad un determinato “ismo”. Non vuole vincolarsi a un’omogeneità stilistica o tematica, poiché nasce come un movimento di emancipazione della poesia intesa nelle sue diverse forme. Il M.E.P. si propone di restituire alla poesia il ruolo egemone che le compete sulle altre arti e al contempo di non lasciarla a esclusivo appannaggio di una ristretta élite, ma di riportarla alle persone, per le strade e nelle piazze. Gli atti coi quali intendiamo fare ciò sono molteplici, e non disdegnamo la prepotenza di alcuni di essi, poiché contrariamente a una lenta e pacifica opera di sensibilizzazione, azioni di forte impatto sono in grado di sortire immediatamente il proprio effetto. Cerchiamo, laddove possibile, di far perno su quella proprietà intrinseca della parola scritta per la quale risulta impossibile per chiunque getti su di essa lo sguardo non leggerla, in quanto la parola si fa leggere e decodificare nel momento stesso in cui viene vista. Il Movimento per l’Emancipazione della Poesia


Non me ne vogliano:

Appena ti scorgo che mi osservi
non ti muovi,
idea.
Rimani impietrita,
paralizzata dal mio sguardo di serpente.
Ma come sbatto le palpebre svanisci,
e io rimango fermo e solo
a pensare al modo in cui ti ho persa,
e a non ricordare nemmeno
quanti occhi hai.
M01

Di certo non passi inosservato
tu ora al lato
del mio ora
– ecco lo sapevo –
stasera di non dover uscire
di non dovermi innamorare ora,
ma già ne sento il fiato,
si scrosta dal muro l’intonaco ormai vecchio
e tremo per un fondo di secchio,
per una luna nuova.
M03

Dacci oggi il nostro panel quotidiano

Ho iniziato stamattina, una cosa veloce, giusto quattro taglietti e il buono per il tiragraffi del gatto è andato nel bicchierino. Poi ho continuato con la spesa, 50,69 euro, giusto quanto serviva per farsi scaricare i 10 eu di sconto avuti sulla spesa del mese scorso, latte e olioosn venuti su gratis.

Adesso i sacchetti sono sul mio tavolo di cucina, pronti ad essere sparati dal Pitagora della Nielsen. Sappiatelo sulle mie abitudini di consumo, le marche ci fanno i prodotti futuri. Sparo tutta la spesa con diligenza, dico chi compra, quando compra, perchè e quanto spende. Accumulo i miei bravi punticini. Ripongo il Pitagora nella sua culla.

Ho giusto-giusto da fare il mio sondaggino di controllo su un nuovo prodotto che una nota marca alimentare sta per lanciare sul mercato. Me l’hanno mandato per provarlo, scatola anonima, massima segretezza. Confezioni bulgare. Fa schifo ai maiali, sappiatelo, per cui tenterò di fare tutto il possibile perché non venga messo in produzione. Guadagnerò un buono di 5eu che sommati ai 5eu già avuti col presondaggio , fanno dieci. Sommati a quelli che ho già avuto per altre cose, ci usciranno un paio di scarpe.

Il pomeriggio invece lo dedicherò all’armadietto dei medicinali, sparerò codici, risponderò a domande e le case farmaceutiche sapranno tutto dei miei antidolorifici, antiacidi e pasticche varie. Quanto compro, quando assumo, chi assume e se gi piace la confezione e ilcolore e l’odore. Altri punti…sto mirando alla cyclette dopo lo scaldabagno.

Vita da bollino, vita da punticino, vita da panelista.