…avere un fornetto e non saperlo….

ogni tanto resto un attimo perplessa al tipo di comunicazione che viene fatta negli altri paesi. Ultima occasione questa campagna educational fatta in Malaysia , una specie di tutto quello che vorreste sapere sulla vagina e nessuno vi ha mai spiegato.

Certo paragonarla ad un forno autopulente non mi era mai capitato di sentirlo, anche perchè non ho idea di quale livello di forni ci siano in Malaysia. Il mio non è recentissimo e lo pulisco con frequenza ma un po di unto qua e là resta sempre.

Sto pezzetto lo casserei….insomma il paragone non mi pare felice.

Libero pensiero

Anna Politkovskaja – Russia-

Throughout the world huge numbers of journalists are shot because they express their opinions – IGFM/ISHR

Per maggiori informazioni si prega rivolgersi al Professor Putin, docente a mano armata di libero pensiero all’Università della Libertà – Villa Gernetto/Berlusconia di sotto.

per Federico

Federico ha chiesto di vedere altre immagini di campagne prodotte dall’agenzia della campagna sui bambini poco sotto.

Ecco ho trovato questa. Fa parte di una serie di tre soggetti, omofobia, immigrazione e razzismo, prodotti per il Ministero del Lavoro e degli Affari sociali spagnolo.

Inutile sperare che in Italia si faccia qualcosa di simile. Nemmeno l’Arcigay farebbe qualcosa di simile.

Evvabbeh.

Don’t make our environment history

Piccolo angolo di riflessione e mio contributo alla settimana di Hopenhangen.

la campagna è australiana e potrebbero sembrare solo cavoli loro se il riscaldamento globale farà sparire la barriera corallina nel 2050. Ma non sarebbe così…e non siamo così vecchi da non arrivarci al 2050. Io avrei 87 anni, che sono 87anni? Magari l’età giusta per imparare a nuotare.

Think.

tcktcktck

Kofi Annan è piccoletto, gentile, carismatico, sprizza autorevolezza. Al Gore è massiccio, corpulento, americano e si vede. Li ho ascoltati ambedue parlare di clima nelle ultime edizioni del Festival di Cannes. Al Gore un paio di anni fa, gran cancan, file kilometriche fuori dal Palais sotto il sole, niente acqua, niente aria condizionata, una specie di martirio.
Kofi Annan , l’ho incontrato quest’anno, le misure di sicurezza infinitamente meno severe, la foto l’ho scattata io insieme ad altri giornalisti, ad un metro da lui, sulla croisette. Era a Cannes insieme a Bob Geldof, in occasione delle presentazione di una campagna promozionale in favore the climate justice, la campagna dal titolo “tck tck tck” (vedete il banner qua di fianco) creata per fare pressione sui leaders mondiali in occasione del Summit di Copenhagen.
Il tempo passa, combatti a favore del clima. Sapete che in un primo tempo sia Obama che il Presidente cinese ( i maggiori inquinatori del mondo) avevano detto che a Copenhagen non si sarebbe deciso un bel nulla.
Beh pare che qualcosa sia cambiato e che in effetti sia la Cina che Obama siano disponibili a vedere di ridurre le emissioni.
Ma il vero problema sono le emissioni? Veramente noi stiamo guardando il clima dal punto di vista giusto? Per lo più lo guardiamo dal punto di vista della natura. Stiamo rovinando la natura. Ma il cambiamento del clima sta cambiando in primis la vita di intere popolazioni, costrette a inondazioni o siccità. Morire di fame o di sete o di carenze alimentari è legato sempre e comunque all’acqua, alle pioggie, al ritmo delle stagioni.
A Copenhagen si spera che decideranno di ridurre le emissioni, di mettere mano al nostro futuro e mettere mano al “Climate justice”. Cliccate sul banner e ne saprete di più.
Una cosa però mi è apparsa buffa e desolante allo stesso tempo
Kofi Annan nel suo speech, davanti a migliaia di pubblicitari e centinaia di giornalisti, ha raccontato come è stato coinvolto, insieme a Bob Geldof in questa iniziativa. Quando gli chiesero di fare da testimonial lui fece una sola richiesta , conosco, disse, come ragionano le agenzie di pubblicità, gli chiedi di fare una campagna sul clima e loro ti portano una bellissima foto di un orso polare su un ghiacciaio che si scioglie. Io voglio parlare di bambini che muoiono di sete, di tribù africane costrette a migrare e morire, di popoli cancellati dalla faccia della terra perché il loro territorio è stato desertificato. Noi in Africa patiamo le scelte industriali dei paesi piu ricchi che non si curano di inquinare pur di mantenere il loro livello di sviluppo alto.
Aggiungo io che è di questi giorni la notizia del furto di terra, intere terre fertili in africa conquistate da cinesi che le coltivano per sfamare i loro popoli, senza curarsi dei popoli che su quelle terre vivono.
Questo doveva essere il climate justice.
Giustizia per gli ultimi.
E infatti cosa riporta la copertina di Sette, il magazine tornato oggi in edicola e dedicato proprio al clima con un articolo di Al Gore?
Un orso polare su un ghiacciaio che si scioglie.

“I grandi della terra si vedranno tra pochi giorni a Copenhagen per discutere di ambiente. Ma dare una speranza a questo orso (e al pianeta) è innanzi tutto una “nostra scelta”. Parola di Premio Nobel.

Vorrei mandarla a Kofi. E ai bambini africani la vogliamo dare una speranza?


Effetto boomerang

Tanto per prendersi una pausa domenicale dalle miserie della vita mi sono ritagliata un po di tempo per me e me ne sono andata fino al cassonetto del biologico che dista BEN dieci metri dal cancello di casa. Ho messo giù gli avanzi di cucina, i noccioli delle pesche, le bucce del melone ed ho pensato che il prossimo autunno con quelle scorie puzzolenti ci avranno fatto il compost per l’aiuola di fronte. Poi mi sono spostata all’edicola un paio di metri piu in là e ho cercato di prendere il giornale. Avendo dormito fino alle dieci ho trovato l’assortimento desolantemente limitato : Libero o Il Giornale. Ho quindi risparmiato un euro e l’ho aggiunto ai due che già avevo preventivato per comprare degli acchiappini dal senegalese fuori. E’ un bel ragazzino che ha un sorriso bellissimo di chi mantiene ottimismo anche nelle situazioni precarie. Lui che sta di sicuro peggio di me, mi ha fatto un sorrisone e quindi ho sorriso anch’io.

Tutto torna, io lo spero. Spero anche di sforzarmi abbastanza in emissione di positività in vari campi. Da piccola dalle suore, quando facevo qualche fioretto e riuscivo a portarlo a compimento o quando davo la mia disponibilità in aiuti vari mi dicevano “Dio te ne renderà merito”. Beh magari in questi anni ha avuto da fare oppure poteva andami peggio chillosà. Continuo comunque ad essere emittente propositiva poi , oh, male che vada porterò i crediti all’ultimo appello.

Tutto torna indietro, comunque, ne sono convinta.

Vi posto quindi un po di campagne sociali, tanto per non dimenticare uno dei perchè del blog. Ruotano tutte sul concetto di boomerang, nazioni diverse Italia. Bombardiere 2004, Francia boomerang,2008 e il poster che funziona solo se arrotolato USA 2009

Vado a lavare i piatti che s’è rotta lavastoviglie (e ciò sfugge alla mia comprensione essendo io stata così buona 😉 )

Boomerang

contro la guerra in iraq

Greenfrance

“In France we don’t pollute. We use nuclear energy”

around1“What goes around, comes around”

Barcamp a Palazzo Vecchio

palazzo_vecchio

Udite udite, mi sono iscritta per parlare al primo barcamp indetto da Giuliano da Empoli, gonfaloniere di cultura a Firenze sotto il granducato di Lo Renzi i’Magnifico nel Salone de’ Cinquecento a Palazzo Vecchio.
Si parla di cultura, di creatività, di contemporanetà e di come far fruttare e rinnovare quella maestosa eredità di cultura, arte,conoscenza impegno che quelli prima di noi ci hanno consegnato.
La sala deputata all’incontro è il Salone dei Cinquecento, sede del primo governo “allargato” alla società civile voluto dal Savonarola, una sala magnifica. C’è tanta arte in questo posto da poter mettere in piedi un museo.

Salone500La Sala è stata divisa in quattro spazi per le mini conferenze, slot da mezzora. Chi vuole si è iscritto e parlerà, porterà all’attenzione dei suoi concittadini i suoi progetti e ne discuterà.
Inizio alle 10 – arrivo alle 9,30 dieci persone forse.


Ho guardato questa Sala e l’ho sentita mia, orgogliosamente mia,
Ricordo che quando l’hanno progettata l’America era stata appena scoperta e Obama era, come si dice, insieme a tutti noi, nella palle diddio, mentre in Toscana avevamo già queste meraviglie, e le banche e le Misericordie. Il nostro tessuto sociale era già delineato secondo principi di solidarietà, condivisione, potere civile allargato.
Cribbio c’è sì, di che esser orgogliosi.
Cos’erano i Cinquecento se non 500 persone che magari si saranno anche riunite a capannelli ed avranno parlato di cose diverse, avranno comunicato progetti, cercato alleanze, stretto rapporti, costruito reti sociali. Il BarCamp in fondo è questo. E noi, come molte cose l’abbiamo fatto prima.
Vabbeh poi magari nel frattempo abbiamo anche messo sul rogo qualche Savonarola, ma ci può anche stare.
Quale posto, ho pensato, migliore di Firenze, migliore della sua storia, migliore della sua tradizione, per innovare la comunicazione sociale? Per divenirne cassa di risonanza, palco globale, valore aggiunto?
Per me nessuno.

L’incontro improntato alla massima informalità, se non nella rigidezza dei tempi assegnati a ciascuno, è presto sfociato in un chiacchiericcio fra persone che si ritrovavano, si stringono la mano, si passano i figli, si cercano per fissare un caffè. Mentre nelle quattro postazioni, senza microfono, la gente si sgola e parla di musica, di poli museali, di architettura, di integrazione fra studenti, di tecnologie.
Se l’intento era quello di portare all’attenzione dell’Amministrazione, quello che c’è a Firenze allora l’intento è stato sicuramente mancato.
Se era quello di rendere fruibile ai cittadini un bene prezioso come il nostro Comune, farli sentire comunità, renderli partecipi e protagonisti , allora è un buon inizio.
Ma come ha detto l’assessore alla cultura e contemporaneità, non c’è un modo buono e uno meno buono di far venire un barCamp. Esso diviene. Accade attimo per attimo. I risultati si vedranno.
Io ho individuato una mia personalie problematica. Avere a che fare con amministratori giovani crea problemi. L’assessore ha una quindicina d’anni meno di me. Viene voglia di dargli del tu. Il che non sarebbe nemmeno male, ma non è comunque appropriato per chi deve esercitare un’autorità.
Dovranno dire anche dei No, magari molti.
La mia mano affettuosamente posata sulla spalla del giovane Da Empoli mentre lo pregavo di fare meno rumore insieme ad altri non è stata una gran pensata. Ma ormai è accaduta.
Nell’attesa che la sala si riempisse non ho voluto perdere l’occasione di sedermi sulle scale , cercare qualcosa di adatto nell’ ipod e estraniarmi da tutto per un quarto d’ora fra cose che amo.
La mia città, il mio lavoro , il mio Beethoven. Era l’Eroica e ci stava parecchio bene.

Stralci dal barcamp

Good Bye Cannes 2009

obamaIniziamo dalla fine, dai Grand Prix DUE dati alla campagna di Obama. Mentre lo speaker annuncia l’eccezionaità della premiazione che riunisce le due categorie top nel segno di una campgna stratosferica tutti nel Grand Auditorium del Palais de Festival sapevano già di cosa stavamo parlando ed erano pronti a tributare col cuore carico di invidia il loro piu convinto applauso alla macchina da guerra messa su dalle agenzie per la campagna presidenziale di Barack Obama.
Bush era poco amato ma ancor meno dai pubblicitari che non avevano negli anni passati perso l’occasione di ridicolizzarlo in centinaia di campagne. Da Greenpeace a Amnesty International non si erano fatte mancare un soggetto “Bush”.
Obama è un’altra cosa. Campagne specifiche sono state fatte in varie parti del parese su target diversi. David Plouffe, general manager della campagna fa parte del gruppo DDB mentre , adesempio David Droga ha lavorato per far vincere il senatore in Florida su uno specifico target , gli anziani ebrei che sono parcheggiati al sole , creando una campagna rivolta ai nipotini che insegnassero ai nonni chi e cosa sarebbe stato Barack.
Nel perfetto marketingmix classico, film, affisioni, stampa, internet, social networking, email, twitter . Non solo Obama quale “oggetto vincente” ha dato valore e fatto vendere di tutto, dai giornali che lo avevano in copertina al cappuccino di una caffetteria che no ha trovato di meglio che farsi una mascherina col viso di Obama per spruzzare il cacao sul cappuccino.. Tutto è servito a ingigantire il lavoro dei professionisti.
Perfino il regista di Wassup ( il mitico spot coi quattro ragazzotti che bevono birra e si chiamano al richiamo di what’s up –wasssup) ha prodotto un film per incitare la gente a votare Obama


Una perfetta macchina da guerra. Un po di numeri 150.000 gli eventi creati, 13milioni di email ricevute e un lmiliardo spedite, 3milioni i cellulari in rete, per una campagna che si e’ fondata su 3 step Fundaraising (quasi 570milioni di dollari raccolti in gran parte da privati, anziani e studenti) organizzazione e registrazione elettorato, message moving, la gente che si trasferisce il messaggio porta a porta, perché “nothing is more valuable than people who speaks with other people”
Una campagna fatta non per fare un presidente ma per fare la storia.
E sarà difficile fare di meglio in futuro.


Ci sta provando il gruppo Havas (del buon caro e vecchio Seguelà quello della forza tranquilla di Chirac) con la campagna open source in occasione del prossimo vertice sul clima di Copenhagen  del prossimo 7 dicembre.
Kofi Annan e Bob Geldof i testimonial.

Tck tck tck http://www.timefortheclimatejustice.org.

A tal proposito vi esorto a andare sul sito a fare il vostro tck. Una registrazione video o solo un messaggio per firmate un petizione planetaria affinche a copenhagen si diano una mossa. Hopenhagen. Anzi


A pare questo cosa mi resterà di Cannes 2009? L’incontro con Victoria giornalista svizzera con cui faremo spero qualcosa di bello, i ragazzi messicani di S&S dei Young Lions con un film bellissimo.

Breif sul FilmAid per i rifugiati, il loro pianto , la loro contentezza ben meritata per aver tirato fuori una così bella idea ed averla realizzata in 24ore, il loro sorriso non ancora macchiato dalla spocchia di certi creativi blasonati, i due ragazzi colombiani e la campagna di animazione bellissima inspiegabilmente non premiata presentata allo showcase di S&S


Sono tornata. Ma questa è un’altra storia.

L’Orso

Giovedì ho partecipato ad un incontro in un liceo sui temi della sicurezza stradale
Ci hanno chiesto come mai in Italia non vengono fatte campagne di comunicazione sociale un pò splatter, di quelle realistiche dove si vede il sangue schizzare.
La nostra risposta è stata che in genere non funzionano perché c’è un meccanismo di autodifesa del cervello.
A me non capiterà.
Un po come quando andiano a vedete uno di quei film catastrofici dove un virus letale uccide tutta la popolazione, mentre uno tsunami inonda tutto e gli alieni sparano su qualunque cosa si muova, noi comunque ci indentifichiamo e pensiamo che casomai succedesse noi saremmo l’eroe che, unico, alla fine resta sulla terra desolata, solo con un lichene, speranza di rinascita.
Noi, pensano i ragazzi, non saremo così bischeri da morire contro un albero dopo aver bevuto tre mojito due birre ed essersi sparati un po di pasticche. Comunque la sfangheremo.
E ovviamente, spesso, non è così.
Così io gli ho mostrato questo film.

La nostra mente ci fa vedere una cosa e perdiamo la sensazione dell’intorno. Ci concentriamo sulla palla mentre l’orso balla.
Mi è venuto in mente, a tal proposito, il messaggio della signora Lario. Tutti si sono concentrati sull’ eventualità che il nostro Disonorevole Premier si sollazzi con una minorenne, che sia “malato”, o che la visita in quel di Casoria fosse una specie di festa del Padrino, ricordate?, quella in cui si festeggia la comunione di un figlio del padrino sul prato di casa, mentre dentro il politico di turno scambia mazzette in cambio di licenze a Las Vegas? Magari lui già che c’era ha scambiato un po di voti in vista delle europee, chissà.
Fatto sta che pochi si sono soffermati sul vero, secondo me , messaggio della signora Lario, abbiamo tutti guardato la palla e nessuno ha visto l’orso.
Lei ci ha detto “Attenzione, quest’uomo, vi ha ridotto la mente ad un ammasso gelatinoso , recepite solo attraverso il suo modello di tv, lui ha plasmato una società dove le madri consegnano le figlie minorenni nelle fauci del potente di turno auspicando un futuro luminoso, come prima le affidavano alle Orsoline in collegio.Il metodo didattico non cambia, se volete, sempre in ginocchio si tratta di stare, con o senza mani giunte, ci si inchina ad un Dio diverso, uno prometteva il Paradiso, che chissà quando arriva e se arriva, mentre l’altro , il piu modeno promette una particina in una fiction.
Ma almeno adesso si può aspirare a fare una sfolgorante carriera televisiva e a ventanni accasarsi con un giocatore del Milan e riscoprire a venticinque le gioie della maternità che equivalgono ad un sostanzioso assegno nel prevedibile divorzio a trent’anni. Tutto calcolato.
Questa si che è gente con le palle. Gente che ha capito come funziona.
Gente da invidiare, tanto quante 18enni pure e caste vedete in giro? Gia a 13 dormono fuori casa quando non hanno la sorte di essere stuprate dal compagno di banco, coltello munito, cresciuto a pane e tv.
Questa è la società che il nostro Disonorevole ha fondamentalmente contribuito ad installare e che ancora piu saldamente installerà con un bel po di canali digitali di cui uno tutto nuovo, Italia2, ancora più cool, ancora piu spinta, ancora piu disinibita, tutta per voi giovani promesse di questa nostra società.
E infatti tutta la storia deprecabile è già praticamente scomparsa dalle cronache, non interessa più nessuno rimpiazzata dallo scudetto all’Inter ai danni del Milan, povero Disonorevole come deve essere abbattuto. E gli hanno levato pure il sollazzo.
Di questo la Signora si lagnava, che il padre dei suoi figli fosse un appiattitore di cervello. L’alieno che ci annienta, lo tsunami che ci inonda, il virus letale che ci uccide. Ma si sa in questo film catastrofico a cui si è ridotta l’Italia noi siamo l’eroe vincitore. Abbiamo guardato solo la palla e l’orso è lì che si diverte a ballare sulle nostre vite con un parrucchino tutto nuovo.
Ora vado a cercare il lichene.

Bambini

Nei giorni scorsi è circolata la notizia che il governo avrebbe inserito nel decreto sicurezza una norma per la quale si sarebbe impedito ai clandestini di registrare i figli nati in italia.
Poi è stato ovviamente smentito, nel più classico dei copioni che vedono prima annunci fuori da ogni logica e poi smentite che hanno solo il sapore di rimettere il tappo al barattolo dopo avervi cacciato dentro tutta la mano e raccogliere la marmellata di qualche annuncio propagandistico.Qualcuno ha visto nella registrazione di un bambini chissà quale impegno a vita per l’Italia, come se l’Italia non garantisse a tutti , tutti, quelli che stanno sul suolo italiano, di essere trattato con dignità, non tanto come cittadino , ma come persona, essere umano, individuo. Ma certo non sono individui umani i figli dei clandestini. Persone già minate nella dignità in modi che noi non possiamo nemmeno immaginare. E i nostri cattolicissimi e degni governanti , che si inalberano al solo pensiero di prendere una norma che mini la famiglia, non si fanno alcuno scrupolo di lanciare un’idea così immonda. Eliminare dai registri i bambini, renderli invisibili.
I bambini. Le persone piu innocenti di questo mondo.
Oggi ho visto i nuovi spot della campagna Mulino Bianco, dove una bella famigliola ( col padre sempre piu vecchio) scorrazza felice nel solito campo di grano mentre la vocina di una ragazzina ci parla del Mulino come lo vorrebbe, spot passato subito dopo quello di Fiat dove i bambini disegnano la macchina che vorrebbero, clone di uno spot Michelin dove  un bambinio disegna anche lui una stradina, con la macchina sopra, con le ruote che vorrebbe…mentre in periodo di pitti Bimbo fioriscono manifesti con tante Lolite di sei-sette anni che ciglia finte munite occhieggiano con movenze da ninfette. I bambini sfruttati, sbattuti in prima pagina per farci comprare qualsiasi cosa. I nostri bambini, quelli di cui ci preoccupiamo, quelli che vorremmo diventassero tutti premi Nobel ( ma qualcuno preferirebbe l’Oscar).Agli altri non vorremmo dare nemmeno la dignità di un nome.
Comunque sia bambini sfruttati. Ma proprio non riusciamo a crescere dei bambini per quello che sono. E dare un segno della nostra maturità?

Dove le donne sono solo un costo

familyname

Vorrei dedicare la festa di domani a tutte quelle bambine che, in quanto tali, non sono mai nate.
Potrebbe sembrare retorica, ma l’aborto selettivo mi pare una cosa talmente immonda da scatenare tutta la mia indignazione di donna.
Io sono favorevole all’ aborto, ci possono essere motivazioni intime, sociali, di salvaguardia della salute, comunque sia, scelte che affidate alla donna rendano possibile questa pratica. E ci devono essere da parte di uno stato tutte quelle tutele perchè questa scelta non debba essere presa. Aiuti concreti, strutture, sostegni.

Ma l’aborto selettivo delle bambine in quanto femmine, mi pare una atrocità e credo che lo stato indiano non abbia fatto tutto il possibile per debellare questa pratica che in uno stato civile e tecnologicamente avanzato, come l’India si vuol accreditare nel mondo, è assolutamente inaccettabile.
L’uomo piu ricco del pianeta è un indiano, la crescita economica piu esplosiva è indiana, l’india ha un numero di laureati impressionante ed un expertise nei settori tecnologici all’avanguardia, eppure in una sua regione si praticano gli aborti ancora con metodi tribali e non è inusuale annegare le bambine appena nate.

Piu di un milione di bambine in un anno. Una enormità. Una mattanza che si cioncentra in una area rurale nella regione del Gujarat dove il rapporto, che nel resto del mondo vede un maschio ogni due femmine, è variato in 8 femmine per 10 maschi.Un crimine contro l’umanità, mai abbastanza denunciato. Il tutto per mantenere la convenzione sociale per la quale una donna è un costo, mentre un uomo è una risorsa.

…e io non ho altre parole.

L’indifferenza

favela2

L’episodio delle mutande mi ha lasciata per un attimo frastornata , ma non è stato tanto quello, una stupida si può trovare in giro e nemmeno la mia reazione di pianto. In queste settimane ho sedimentato tante di quelle cose che francamente mi stupisco di non aver sbottato prima.

Mi sono invece un po dispiaciuta della mancata reazione di quelli intorno a me. Voglio dire una persona che non sta bene visibilmente, quanto meno in anni passati avrebbe mosso qualche vecchia signora in un “signora si sente bene?”

Mi sento bene, si , mi sento benissimo.

Invece no , la vita degli altri ci scivola accanto senza incontrare la nostra, siamo impermeabili al malessere altrui. Ormai ci facciamo solo i cavoli nostri.

Una signora, durante una mostra, ha guardato questa campagna e mi ha detto “Credevo di essere una persona che si impegna, ma ho capito che a volte non guardo”

Diamoci un’occhiata intorno.

Favela – Agenzia Leo Burnett Brazil per Akatu.org
Are you so indifferent that you didn’t even notice that this photo is upside down?

La sete, l’igiene

scarafaggio

L’oro blu. L’acqua. La salvaguardia dell’acqua è un tema che è sempre stato molto rappresentato in comunicazione. Inquinamento, risparmio, buon utilizzo, ma anche mancanza di acqua, pozzi per le popolazioni dell’africa. La sete. E una mancanza di igiene che noi non possiamo nemmeno immaginare.
Milioni di persone ogni anno muoiono perché l’acqua che bevono è sporca,  un bambino su cinque in Africa e questo è risaputo.

Quello a cui non avevo mai pensato è che migliaia di donne nel mondo devono lavarsi o non hanno accesso ad un posto privato dove  svolgere i naturali bisogni.
E’ una cosa a cui nessuno pensa mai. Molte di queste donne vengono rapite o violentate quando sono piu vulnerabili.
WASH è un programma per la diffusione di strutture igieniche e di acqua pulita.
Se volete saperne di più o vedere le altre campagne : http://www.wsscc.org

La fame

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In Africa si muore di fame. Per comunicare questo concetto, in genere si usano i bambini, bambini scheletriti, piangenti, impietosenti. Il bambino funziona sempre in questi casi. I bambini muovono i sensi di colpa piu nascosti.
In questa campagna, invece, non si è usato alcun bambino, si è usata la fame. La nostra ingordigia.
La prima reazione del pubblico davanti a questa immagine è lo stimolo della fame, almeno i più vedono la bistecca, vedono un barbeque, sentono quasi l’odore di brace. Poi un attimo dopo si accorgono che la bistecca è l’Africa, la fame non è più la loro ma quella dell’Africa.
Questa è una campagna famosa e del secolo scorso, datata anno 1999, eppure è uno dei pochi esempi in cui non sia stato usato un meccanismo di pietà per chiedere aiuto contro la fame in Africa e specialmente in cui non siano stati usati mamme e bambini.
L’Africa però non è solo fame, ma anche violenza, il sangue che trasuda dalla bistecca.
Un forte impatto visuale, una grafica semplice, una bodycopy praticamente inesistente.
Per me, bellissima.

German Silva, il creativo che l’ha ideata non era all’epoca nemmeno 30enne e già direttore creativo in Young&Rubicam Madrid.
Ci sono , imho, due tipi di creativi che si occupano di comunicazione sociale-quelli che lo fanno per prestigio personale e quelli che lo fanno perché ci credono.
German Silva è uno di questi. Spagnolo non ancora 40enne ha al suo attivo 350 fra premi e nomination ai festival pubblicitari internazionali, attualmente è Vicepresidente Esecutivo e Chief Creative Officer di tutte le agenzie del Gruppo Euro RSCG Worldwide ed Arnold Wolrdwide in Spagna, dopo essere stato brevemente Direttore Creativo in Armando Testa a Torino. Un talento di cui vi parlerò spesso.

George W. Bush: manda i panni…

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Ad una settimana dall’insediamento di Barack H. Obama diamo definitivamente un addio a George W. Bush.
Finalmente George potrà tornare alla vera passione della sua vita, dare da mangiare alla papere, libero lui, liberi noi. Avevo sempre sospettato che fossero due braccia rubate all’agricoltura.
Peccato era così perfetto per certe campagne. Un Giovanni Rana nato.
Ce ne faremo una ragione e, temo, non saranno molti di meno i problemi su cui concentrarci, anzi forse servirà un maggiore impegno.
E’ un peccato però dimenticare, a monito per le generazioni future, proporrò il Greatest Hits della comunicazione sociale con Special Guest , il past-president.
Addio George, non ci mancherai, come si dice a Firenze, manda i panni.

Titolo: Bush – Agenzia Contrapunto Madrid per Amnesty International