da venerdì a venerdì

Fatti: L’ho girato e rigirato per una quindicina di giorni, letto, aggiustato, abbreviato, corretto, pensato e ripensato e poi spedito. Zac. Un sms. Fine di una amicizia. Mah, c’è forse mai stata? I dubbi vengono e restano per modalità e parole. Tempi e reazioni. Premesse e indifferenza.
Resta la ferita, imperdonabile perché infertami volutamente e per come sono io resta soprattutto la rabbia di essermi permessa ancora una volta di avere fiducia.
La mia incapacità di valutare le persone comincia a farsi veramente imbarazzante.
Porto a livello rosso la diffidenza e vediamo se in futuro mi eviterò qualche altro incontro con lo stronzo di turno.

Per piacere: I ragazzi delle superiori mi danno del lei. Sono alti e qualcuno pure arrossisce. Mi fa ridere che provino imbarazzo e timore nel parlare a me. Però son bravi e rimpiango sempre di non aver tirato dritto e fatto l’insegnante. Li trovo accondiscenti a volte, ma hanno sempre un guizzo di novità, a volte non si rendono conto di aver assorbito stimoli e pensano di fare cose nuove. Tu glielo fai notare con gri di parole che non li mortifichino, un po si dispiacciono perché vorrebbero farti piacere. Non hanno imparato che questo lavoro se non convince te difficilmente convince gli altri. Ahimè non si può crescere impermeabili agli stimoli e loro gli stimoli li hanno ricevuti quasi sempre dalla tv. Come chiedergli di essere originali?
Percorrere strade nuove è dei rari talenti. Chiediamo solo che abbiamo almeno capito il senso.
Mi auguro che almeno ad uno sia servito. Una riflessione interna, un ricordo da mantenere fin da adulto. Chiedo troppo lo so. Che insegnante sarei stata? Che madre sarei stata? Inutile anche chiederselo, ma questa settimana mi sono chiesta di tutto.

Ricordo: lo sfondo cielo era bellissimo, Cinecittà anno 1993, convegno non ricordo se di Confindustria o di Upa. Mi ricordo Maurizio Costanzo che conduceva una sessione piena di blabla dimenticabili , banalità da convegno. Vecchie cariatidi che parlavano di futuro. A me sembravano tutti da rottamare, e anche senza incentivo. Mi sembrava strano che solo pochi giorni prima sotto quel cielo ci fosse stata la bara di Fellini. Che scelta infelice , pensai, usare la scenografia di un funerale. farci un pranzo in piedi sotto.
Mi sbagliavo, a quanto pare porta bene, quasi tutti quelli che c’erano allora ci sono ancora.
Ospitare il morto in casa porta bene. Dev’essere per quello che… comunque caro Vianello mi piacevi una cifra, ricordo ancora le risate che facevo ad una sigla di un tuo programma dove vestito buffamente da Tarzan finivi sempre a gambe all’aria. Praticamente Will Coyote.
Un bacio.

Lavoro: Quanto deve essere avvilente avere una coscienza e lavorare per una banca?

Settimana infelice, i nonni a volte ritornano. I padri pure. E le figlie pensano se hanno imparato la lezione o meno. Forse no. E il week end sarà solo tregua.

Che altro?

Ah sì…dormo sul divano.

Cronache


Dopo un paio di decenni passati a maledire la tendenza di mio marito a non buttare nulla, sto iniziando a rivalutare questa abitudine della sua famiglia. Mi sto appassionando in verità ai vecchi giornali.
In questi giorni mi è capitato fra le mani , fra le centinaia di cose varie, una copia de Il Mattino dell’Italia centrale di venerdì 27 giugno 1947, numero 122 – Lire 10.
Titolo principale :
Con 405 voti su 431
DE NICOLA RIELETTO.
ACCETTA E VA IN VACANZA
Il giornale pubblicato il giorno dopo la solenne seduta della Costituente che elesse De Nicola a Presidente della Repubblica Italiana, capo del governo era De Gasperi
Visto il titolo, mi aspettavo un articolo dai toni polemici, visto come siamo abituati oggi, e invece ho scoperto dei toni affettuosi col Presidente che accettò l’incarico sebbene la sua salute non fosse buona. Per cui accettò, firmò il disegno di legge per la ratifica del trattato di Pace e poi si trasferì per un periodo di riposo a Torre del Greco
Mi ha fatto sorridere anche il resoconto del noleggio della vettura privata che era stato ordinato per portare il Presidente in vacanza, disdetto a favore di una piu consona auto presidenziale. Le auto blu non esistevano, esisteva la correttezza.
Di fianco all’articolo principale un resoconto di una intervista a Serrano Suner ( che, confesso, non so chi sia), fatta dal corrispondente a Madrid, Michele Serra (parente?) Titolo :
Mussolini disse a Serrano Suner
STALIN E’ UN FURBO – HITLER UN FANATICO AUDACE
Pentimento di essere entrato in guerra “il popolo mi odia” –

Doppio gioco della Germania con l’Italia e la Spagna…
Dallo stesso giornale il resoconto dell’arrivo in Italia della signora Peron, la notizia dell’amnistia per i reati di natura mezzadrile, una intervista all’Onorevole De Gasperi sulla sorte delle nostre colonie , Il Tour a Bruxelles – Vietto conquista la maglia gialla, L’America favorevole alla partecipazione italiana alla ricostruzione europea e a fondo prima pagina un trafiletto su una signora che avvelenò l’amante dopo aver ucciso altri tre mariti…e siamo solo alla prima di due pagine
…che dirvi, stasera approfondisco in seconda pagina la cronaca di arezzo,… Il Corriere della Sera resterà intonso…

Contatto

Ho aperto la mia mano a cercare la tua schiena. Cinque le dita, piano, a carpire il tuo sonno. Muovo in cerchio il pollice sulla morbida stoffa, ti sento affrettare il respiro ma so di non essere io la causa del tuo disagio. Pensieri che avrebbero dovuto lasciarti libero da tempo, affollano invece la tua e la mia vita. Il tuo e il mio dormire. Ti abbraccio con la mano, impotente nell’aiutarti.
La finestra lascia passare suoni consueti. E’ giorno. Un altro.
Di questo bene segreto nessuno ci chiederà più conto, siamo rimasti soli, nel solo modo che abbiamo saputo costruire, non dividere senza unire. Incapace di trovare forze in me , cerco le tue, con la mano protesa, io che dovrei essere bastone scopro in te fermezze nella fragilità degli anni tanti.
E’ presto, ma io sono già stanca.

…Miami

Ecco fatto, e non dirò molto di più perché sto ancora riflettendo, col piede sul collo del jet lag, sul mio first impact in terra americana e sebbene mi avessero avvertita che sarebbe stato un atterraggio soft in terra simil latina, ho ancora poco chiaro cosa mi è piaciuta e cosa no.
Del resto nascere dove sono nata comporta un fastidioso effetto collaterale, quello che io chiamo rigurgito da armonia nativa.
Non mi interessa andare a visitare a scopo culturale qualche Villa in stile rinascimentale, preferisco allora buttarmi sul rifatto stile disney e godermi un giro in barca a sbirciare fra le Ville dei ricchi, confrontando la loro capacità di progettare bbq o riprodurre ville in stile provenzale, ville in stile pompeiano, ville in stile moresco.
Tanto per confermare che lo stile americano non esiste a meno di non volerlo chiamare the-clone-style…e poi dicono ai cinesi!
Tanto per confermare il detto del nonno, ammericani popolaccio senza storia.
Tanto per confermare la mia preferenza per una Villa a Fiesole che per una su Ocean Drive fronte turisti da crociera.
Quando, stupita, ho detto a mio marito che non mi immaginavo il centro di questa città con tutti ‘sti canali , mi è stato risposto che se avessi guardato di più CSI forse non sarei stata così tanto sorpresa. Ed ho capito che non mi ha emozionato nulla perché ormai tutto era già visto.
Ecco perché mi sono comprata la tazza di Obama.

in fondo, dietro l’angolo

Mi sto chiedendo, da due giorni, cosa sia l’etichetta che vedete qua sopra. L’ho trovata appiccicata sullo sportello di un contatore del gas in una strada di Firenze. Chiunque abbia notizie in merito è pregato di illuminarmi. Forse un’azione di guerrilla advertising che non conosco, forse un sistema incentivare i viaggi all’estero? Mi sfugge anche il perché uno dovrebbe fare 10mila e passa chilometri (anzi sicuramente di più) per comprare un ricambio per l’auto. Un viaggio della speranza per trovare un fanale di ricambio. Boh.
Una volta un amico catanese mi raccontò una sua disavventura, abbastanza comune dalle sue parti. Gli avevano rubato l’auto. Andò da un amico di un amico il quale gli chiese in che strada gliela avessero portata via, essendo una via principale, gli chiese anche se lato destro o sinistro. Notizia fondamentale per capire quale banda avesse in mano l’auto. Ahimè quella sbagliata, a destra le auto venivano smontate e rivendute a pezzi sul luogo e quindi magari con un pò di fortuna si poteva ancora sperare di riscattare il maltolto. Quelle a sinistra venivano imbarcate e spedite per essere rivendute all’estero non so con quale traffico.
La sua era a sinistra. Evvabbeh, c’era abituato, un’altra volta aveva lasciato la macchina ad un parcheggio e l’aveva ritrovata smontata di tutto il cruscotto.
Rassegnato.

Furti su commissione. E mi vengono in mente i bambini di Haiti o di chissà quanti altri paesi del mondo rapiti per essere usati quali pezzi di ricambio per alimentare un mercato sommerso di organi.
E non solo bambini. Per chi passasse da piazza Savonarola a Firenze a due passi dal Consolato cinese troverebbe degli striscioni con foto eloquenti dei crimini commessi da quel Governo in una regione cinese ai danni di una minoranza. Corpi violati, martoriati, usati e gettati.
Del resto la denuncia di Amnesty sul commercio cinese degli organi espiantati dai corpi dei condannati a morte non è nuova.

E mi viene a mente quel film “2022: i sopravvissuti”, Charlton Heston e Edward G.Robinson, un film di fantascienza dove la gente era divisa fra poveri e ricchi, coi ricchi che consumavano le poche risorse ancora presenti in un pianeta devastato e i poveri sopravvivevano a cibo e acqua razionata. Soprattutto a nessuno mancava mai una razione di Soylent green. Prodotto dalla grande industria Soylent. Peccato che poi si scoprisse che il soylent green era fatto con i morti.
E il 2022 pareva così lontano da essere classificato fantascienza nel 1973, anno di produzione del film.

E chissà come mi viene in mente Vandana Shiva e la sua lotta per tutelare i piccoli produttori agricoli contro la Grande Industria Monsanto ed i suoi semi ogm brevettati ©, quando il futuro del mondo potrebbe essere tutto racchiuso in uno sviluppo che parta dai singoli e dalla biodiversità.
Puoi bombardare, uccidere, distruggere ogni albero, uccello insetto ma finchè ho un seme non avrò timore”.

Mah in un mondo che tutela più la proprietà intellettuale dei semi che la proprietà fisica dei corpi, forse sembrerà normale ordinare un rene o un cuore senza chiedersi di chi e perché e quindi che volete che sia fare 10mila chilometri per trovare un fanalino rubato su commissione. Purchè sia di un SUV.

Certe donne

Battuta tre volte su quattro a Scarabeo da un marito presumibilmente coi neuroni acciaccati dall’età  non fa che sottolineare la totale rilassatezza goduta in questi giorni.
Vivere in un microcosmo all-inclusive per otto giorni/sette notti non è da poco.  Si delega il tutto a qualcun altro. Dalla sopravvivenza fisica al divertimento. C’è sempre qualcuno che ti dice cosa fare quando farlo come farlo, e non c’è nemmeno da  pagare l’extra.
La fortuna vuole che in questa bassa stagione i partecipanti siano stati pochini, in poco piu di cento sparsi in uno spazio che ne contiene agevolmente cinque volte tanto,  non sono però mancate le figure tipiche. Due i momenti topici in tanto ignorarsi di tempi e spazi. La spiaggia e il buffet. Gli uomini salutisti, muscoli in bella mostra, mangiano quintalate di carote julienne scondite, ti guardano con sguardo colpevolizzante se la mattina non ingurgiti un mezzo chilo di yogurt acido condito con melone acerbo. Gli uomini salutisti sono acompagnati da donne altrettanto salutiste, che non solo mangiano le carote julienne ocme fosse caviale, ma si avventano sul cavolo cappuccio scondito con spasmi da orgasmi. Ti immagini tante fibre in due pance vicine nel lettone e ti auguri che nessuno dei due soffra di colite o tutt’e due al massimo.
Poi ci sono gli uomini sportivissimi, noleggiano tute  pinne e boccaglio via internet quando ancora devono  muovere il sedere da casa. Non sia mai che si perdano il dugongo. Sculo vuole che li colpisca il vento del deserto e la bandiera rossa e allorà li vedi tristissimi che si aggirano con le pinne in mano sconsolati cercando il responsabile escursoni per vedere se c’è una barca che li possa portare non si sa dove nel mare agitato. Appena l’onda si placa si fiondano in acqua per uscirne mezzo congelati affermado che “è tutta colpa dell’agenzia che mica mi aveva detto che c’è tutta questa corrente”. Le loro donne in genere li seguono come dire “io sto con Robinson qui”, salvo poi ripiegare sul classico mal di testa per rimanere splamate al sole con un olio al cocco brucia cellulite.
Ah le donne poi: le api regine. La prima mattina mangiano solo due fette di pane tostato con un velo di miele e un po’ di latte, giorno dopo giorno cedono alle lusinghe del buffet ed il loro piatto di riempie di croissant e crepes.
La prima sera c’è il famoso test “Chi ce l’ha piu sbrilluccicante” tutto un fiorire di pailettes e camicie tirate fuori dalla valigia con una grinza in piu di mille. Quelle pieghe trasversali nel raso lucido sono una meraviglia. Trucco lucido su pelle arrossata, effetto carne al sangue.
E poi ci sono certe donne che non si capisce come fanno ad uscire di camera senza vergognarsi, sebbene le camere abbondino di specchi faticano senzaltro a usarli. Certi parei viola disegni cachemire gialli che solo addosso a Naomi avrebbero un senso, assumono su queste donne affette da ciambellite budinoide l’effetto carta da uovo di pasqua, da sotto i lembi svolazzanti spuntano polpacciotti alla Pantani generalmente un po arrossati al primo solo effetto zampone di Natale.  Queste certe donne poi si fanno un punto d’impegno a rifuggire l’ombra per cui si accasciano su lettini sicuramente testati per qualche esile ventenne, strabordando pieghe rotonde incuranti di chi le guarda. Il costume ovviamente è due pezzi perché anche la pancia vuol goder del sole e non sia mai che si astengano da spalmarci sopra un po di crema, un po tanta per coprire l’ettaro di pelle nuda. Così unte si dedicano alla lettura del peggio del peggio, Chi, Vero, Oggi, Gente, Novella 4mila e ogni singola parola gossippara. A volte si agitano muovendo la massa informe giusto per dare un po di sole anche alla parte retro, ma visto che in genere il marito le pianta sole adducendo in  classico “faccio due  passi”  esonerandosi dallo spalmaggio di olio solare sul retro, presto elle si rimettono faccia al sole col risultato di assomigliare sempre più, giorno dopo giorno, a dei biscotti Ringo. Ma è al buffet che certe donne danno il meglio di se. Crepes al mattino , pasta, ed ogni genere di leccornia è da testare. Non si sa come son quelle che fanno amicizia anche coi sottocuochi. Le altre le guardano con lo sguardo compassionevole alla vista di comode infradito in luogo dei sandali con tacco dieci che non si capisce che cavolo ci fai col tacco dieci in mezzo al deserto.
Sicuramente disturbano l’estetica del luogo, sicuramente feriscono l’occhio. Sorridono però, certe donne, e se la godono un mondo, otto giorni/sette notti, certe donne. Sono certa.

odio il natale

„Eccomi qua, nella mia comoda dimora, aspettando che passi il Natale! Bah! Che stupida festa, in cui tutti si vogliono bene! Ma per me è diverso! Tutti mi odiano e io odio tutti! E tutti a comprare regali… Pare che si divertano! Non mi sono mai divertito, io!“

Parole di Paperon de’Paperoni, originariamente Scrooge McDuck, figura che ripropone a fumetti il personaggio avaro e solitario di Dickens in Canto di Natale , Ebenezer Scrooge.
Paperon de’ Paperoni ha fatto fortuna partendo da un semplice cent e vive se ricordate nel Deposito pieno di monete d’oro. Il primo cent è il suo amuleto.
Chi non ha sognato di farsi un bagnetto fra le monetine di Paperone?

Beh ieri ero con mia sorella a fare shopping natalizio, un freddo cane, imbacuccata stile Paperoga (cappellaccio e sciarpaccia) viso affossato nel bavero, occhio basso, vedo un luccichio rame in terra, raccolgo, un cent di euro, capita spesso.
Ricordiamo Paperone, con mia sorella, iniziamo a parlare di fumetti, e di fortuna e di come sia gestita male da chi ce l’ha, dall’avidità che consegue etc etc. Ovviamente dico, un cent di euro non potrà paragonarsi al cent di paperone e lei mi fa „I cent quelli veri son solo ammerigani“ e così torniamo verso casa, quando altro luccichio, mi abbasso raccolgo e decido che due cent in un giorno possono bastare….ho guadagnato abbastanza.

Stamattina guardo in tasca e scopro che il secondo cent è in effetti un cent americano. Strano perchè non eravamo in zona turistica.
Comprerò la tuba, chissà che non diventi uno Scrooge anch’io. Per l’intanto: odio il Natale, stupida festa in cui tutti si vogliono bene, io a Natale non mi diverto mai.

Uno di quei giorni che … la vendetta

Ecco Dio c’è.

Colazione da Simone, perchè se ieri era uno di quei giorni che , oggi si apparecchiava ad essere idem come sopra, mi sono guardata allo specchio, dopo aver fatto una fatica immane ad alzarmi e mi pareva di essere mi’nonna.Se non che l’Armida (la mi nonna) m’avrebbe detto, “maria nini, che viso verde t’hai” e m’avrebbe dato du’pizzicotti sulle gote. Nel luogo dei pizzicotti ho quindi deciso di omaggiarmi di una brioche coi pinoli e della schiuma di un cappuccino per partire col piede giusto.

Piede tenete in mente ‘questa parola.

Lei è arrivata su una Classe A argento (ma le fanno giallo uovo? o solo argento? mah) abbiamo visto di là dalla strada un tacco 12 su stivali di pelle sopra il ginocchio, poi i jeans, poi un bomberino di quelli strizzati a salsicciotto, ovviamente nero lucido, capelli riccio lungo e berretto di maglia a righe. Di là dalla strada. Scende si erge nel suo metro e ottanta , tira fuori il cellulare e inizia a chiacchierare.

La povera massa neuroormonale dei ragazzi/uomini/maschi perennemente in calore, appostati all’uscita del bar sotto il “fumodromo” ha avuto un sussulto.

Lei avanza con decisione sempre chiacchierando al cellulare, emanando una sottile aurea “mela tiro mela tiro ohh come me la tiro”, poi il piede, ricordate il piede quello che tutti abbiamo alle estremità? infila in una buchetta “ah Santo Renzi che ancora non le hai tappate!” e la tiratrice di spocchia ha fatto un volo degno della Comaneci al volteggio, il cellulare è volato e lei è finita spalmata sull’asfalto a pelle di leopardo urlando “Maremma maiala” ove per maremma vorrei che intedeste la mamma di quel Signore che ha finito la sua vita su una croce per amore nostro.

Ma un urlo così sonoro e celestiale che un ragazzo accanto a me è rimasto a bocca aperta e ha detto “Porcoddissi” (ove per dissi vorrei che intendeste il babbo di quel signore etc etc): la scena ed il duetto è stato talmente comico che m’ha risollevato il morale. Sono rientrata in casa ridendo …il che non è poco visto com’era iniziata.

Non so perchè queste scene hanno il potere di darti una sferzata. Potenza del sorriso. Eh…sarà anche uno di quei giorni che…però come dire …promette meglio.

Uno di quei giorni che…

Oggi è uno di quei giorni che non ti basta fare un profondo sospiro per assorbire i problemi, agganciarli con un dritto sulla racchetta delle soluzioni e rispedirli di là dalla rete della vita con una volèe. Punto, set, game. No decisamente non lo è.

E’ uno di quei giorni che volentieri voleresti giù da un campanile giusto per vedere l’effetto che fa. Ed ovviamente è uno di quei giorni che non fai niente di tutto ciò ma rifletti sul fatto che forse anche per le persone che incroci nelle rogne è uno di quei giorni che
Però nessuno vola giù da un campanile. A volte la cosa mi soprende un po’.
Sono stata una sola volta sul campanile di Giotto, la torre come l’ha chiamata una volta il nipote di mio marito, in gita scolastica dalla nebbietta di Milano.Arte sprecata.
Cacchio una faticata immane per salirci su, e dire che ero pure giovane. Non c’era ancora la gabbia messa lì anni dopo giusto perche in uno di quei giorni che nessuno si buttasse giù dal campanile. Però poi uno riflette e dice, beh ma, bischeri, icchè devo fare anche tutta sta fatica di salire su per il campanile per poi buttarmi giu dal campanile? E allora cerchi campanili piu bassi e nel tempo che li cerchi magari passano quei giorni che.

Ho decisamente bisogno di accorciare i tempi di percorrenza di queste settimane. Iniziano a sembrarmi mesi, non ne vedo la fine mentre gente intorno mi si agita chiedendomi energie che non ho e anche tante altre cose che non ho, pazienza, concentrazione, idee, soluzioni, attenzione, colori e suoni.

Ma poi mi dico che è solo uno di quei giorni che e che non ci sono campanili a portata di gambe e che poi, come minimo tutta quella gente lì che mi sta intorno troverebbe il sistema di dire “eh, poverina, era stanca” e allora sarebbe giusto saltar su e dirgli “Eh, accidentiacchit’hafatto, ma non ti potevi accorgere prima che ero stanca piuttosto che aspettare che fosse uno di quei giorni che , che uno poi magari trova la via del campanile?” Già ma a quel punto ai piedi del campanile sarei solo un attimo impedita per urlare “ma andate tutti un po a farvi benedire!”

Forse domani sarà uno di quei giorni che mando un pò di gente a… fanqlo.

(però se avete sottomano un campanile di quattropiani o con l’ascensore fatemi la cortesia, lasciatemi l’indirizzo, perché non si sa mai che invece domani sia uno di quei giorni che)

4 Novembre 1966

Mia madre socchiuse le persiane legandole con una corda perché non si aprissero e io non corressi pericoli. Mia sorella era piccola e forse camminava appena. Credo che sia il mio primo ricordo , avevo 4 anni, la mia via del leone, la strada a cui ero abituata con i suoi colori, le sue persone, le sue chiacchiere, invasa da un fiume marrone, legni, pezzi di persiane, una bici. Non capivo.
In casa solo candele e mio padre lontano. Mio nonno lontano. Solo mia mamma presenza rassicurante.
Aveva iniziato prima dell’alba, ma la piena era sotto osservazione da ore. Ricordo anch’io in anni piu recenti le notti passate sulla spalletta in piazza Cestello a guardare il fiume che monta e le arcate dei ponti che spariscono, gli schizzi che arrivano a spruzzarti la faccia. Di questo fiume che ci è fratello e nemico.
Qualcuno era venuto a chiamare mio padre, L’Arno sta uscendo, uscirono col nonno, passarono il ponte Vespucci con l’acqua che ormai invadeva la sede stradale per pochi cm. Resterà così pensavano. A mia madre disse “ vado a dare un’occhiata alla bottega”. La nostra vita, il suo lavoro. Non lo vedemmo per giorni. Noi di la d’Arno. Capisco adesso quanto erano giovani, mia mamma aveva solo 27anni, mio padre pochi di più. La responsabilità di una famiglia già pesante.
Restò intrappolato dall’inondazione, il fiume ci separava, eravamo tutti al sicuro, ma qualcuno gli disse che in sanfrediano era crollato tutto e lui un po non ci credeva e un po era disperato. Si emozionava sempre al ricordo.
Mia madre, non so con quale prontezza di spirito, quando andò via la luce buttò tutto quello che aveva in frigorifero in una pentola, facendone un gran bollito. E poi andammo tutti dalla Gigia, la vecchina che abitava al piano di sopra, solo donne che si fanno forza.
Di fronte a noi abitava la famiglia di mia madre, gli altri miei nonni. Ci urlavamo dalle finestre i nostri stati di salute, famiglia con famiglia. Comunità.
Il dopo è un guazzabuglio di ricordi, un strascico di storie raccontate più e più volte.
Negli anni si prende coscienza.
Amo questa città e un po di piu la amo quando è crudele, quando ci obbliga a prendere decisioni, quando ci lega alle sue pietre grigie.
Siamo stati costretti a prenderci cura di lei per accorgerci di quanto ci è cara e siamo gelosi da non lasciarcela portare via da quanti ce la invidiano, taccagni con i suoi scorci che non mutiamo per non turbarne la perfezione.
Venite pure, usatela, amatela, ma non sarà mai vostra. Fiorentini è cosa preziosa.

Bisogni

pci

Milano 1954 – Comizio del PCI

E’ finita , adesso è proprio finita l’estate. Magari il sole tornerà a scaldarci le giornate, ma non sarà più quella terribile oppressione, ma un tepore gentile, un colore arancio su cieli tersi, nuvole che sbucano a fare da quinta.
Ho tolto le mie adorate birken, non ho ancora avuto cuore di riporle nella scatola, aspetterò un giorno di sole per lavarle pronta a tirarle fuori in caso di qualche viaggetto invernale. Chissà.
Piove e io sto bene. Amo tanto la pioggia, questa qua, che piove e non fa freddo. Ricordo le serate passate con mio padre alla finestra di casa, a guardare la strada le pietre lucide, la luce dei lampioni , le macchine che schizzano le pozzette d’acqua e facevano un rumore che ho sempre associato all’autunno.

Lui che mi raccontava qualcosa di minuto, uno scherzo di mercato, un pettegolezzo su qualcuno che passava, un commento a qualche fatto di politica, magari tramavamo il sistema di farci fare dalla mamma un bel piatto di coniglio fritto con la pastella “Eh giagina, quasi quasi domani ne disosso mezzo, per noi ci basta” piccole alleanze.
Chissà che avrebbe detto di questa situazione che non so definire se non con la parola fiorentina, un puttanaio. Non se ne salva uno.

Ha ragione la mia dentista, gli uomini a volte sono solo cartone bagnato con pisello attaccato.
E’ tutto così deprimente, non sentire da giorni e giorni nessun vero argomento politico.
Rifuggo la televisione, sebbene in casa mia sia perennemente accesa e ne senta il chiacchiericcio monotono, scandito dalle pause pubblicitarie. Che brutta cosa rendersi conto di come tutto venga strumentalizzato.
Ad esempio lo striscione appeso dietro la corrispondente dalla triennale dove era esposto Mike Bongiorno. Mi immagino già l’ufficio stampa che cerca la frase giusta, fa stampare lo striscione nella misura adatta alla transenna, in banner così se piove non si rovina, non si poteva certo vedere un retro senza nemmeno una quinta adatta e soprattutto desolantemente vuoto di gente, checchè se ne dica, da Mike sono andati tutti l’ultimo giorno per vedere la sfilata dei vips. E B., sul sagrato del Duomo, che non resiste ed usa l’orazione funebre a Mike per riferire una conversazione che lo elogia, come se qualcuno potesse smentirlo. Una tamarrata, una mancanza di buon gusto pari solo alle pentole che regalava agli inizi di carriera. Pidocchio rivestito che non è altro.
Non ce la faccio più nemmeno a chiamarlo Disonorevole. L’Ammerdatore, lo chiamerò così . Pensando a Milano, al Duomo, a quel sagrato m’è venuta in mente questa foto del mio prezioso cognato, si intravedono le guglie, ma sono uomini arrampicati su un traliccio ad un comizio del PCI. I comunisti in giacca che sfidavano la Chiesa. E oggi? Non si possono profanare le chiese con le turbe di un comizio.
In compenso ho letto che a Onna, mentre l’Ammerdatore, camminava fra il Vescovo e Vespa, gli altoparlanti emettevano applausi finti .Come nelle sit-com americane. Ci credo perché a gente normale non verrebbe nemmeno in mente di inventarsi una cosa simile. Ci vuole uno sceneggiatore da camera-cafè.
Ieri da Vespa ho percepito solo un pezzo di frase, stavo per vomitare la tazza di latte che avevo appena bevuto “in Forza Italia c’è una democrazia interna esagerata, io non ho mai deciso nulla”, e allora se tu non decidi nulla che caszo ci stai a fare?
Sotto scorrevano le frasi del Vescovo che diceva che Dio premia chi fa non chi parla a vanvera. Pensavo alla messa di commiato a cui avevo assistito nel pomeriggio, mezza in latino per comunicare un finto ritorno alla tradizione, una finta severità, una ulteriore ipocrisia che allontana perchè a Cristo si deve dare del Tu non del Kyrie, e soprattutto Eleison di cosa?
Pensavo alla targhetta posta vicino al confessionale, in questa chiesetta del ‘300 vicino alla villa di campagna dei nonni di mio marito, immagino un residuato degli anni ‘50. Diceva “Pecca chi non segue il comandamento numero 1 – Io sono il signore Dio tuo – e chi è iscritto a partiti comunisti e marxisti leninisti”
Mi sono quasi messa a ridere, avessi avuto la macchina fotografica l’avrei ripreso. Se mio cognato non fosse stato nella bara l’avrebbe di sicuro fatto.
Ho nostalgia di quei preti, di quelli che individuavano in una fede politica un nemico, che erano capaci di emettere sentenze così forti, almeno avevano le palle. Non di questi CEO della fede, pronti a chiudere gli occhi su qualunque nefandezza pur di non perdere il potere. Dio non c’è, se ci fosse li fulminerebbe. Perché non ci manda una Giovanna d’Arco? Forse perché l’ha invitata ad una cena simpatica?
Ed ho nostalgia di quei comunisti arrampicati sul traliccio, che sicuramente cantavano Bandiera Rossa mentre il prete asserragliato all’altare diceva il rosario con le beghine. Ho bisogno di qualcuno che dica cose, cose di sostanza, cose in cui credere o da combattere. Ho bisogno di bianco e nero. Mi sento sprecata a combattere le puttane e le puttanate di quattro ominicchi imbolsiti e impotenti.
E invece intorno solo mezze figure, mezze calzette. Cagnetti rabbiosi senza pedigree. Colpi alla botte e al cerchio. Ho bisogno di un Dio o di un Comunista vero. Ho bisogno di una Rivoluzione. Possibilmente armata.

Un sabato normale

Mia

Prendi un giorno come tanti, per caso è un sabato, ma sei stata svegliata alle 4 da un bisticcio fra gatte proprio sotto il tuo letto, le hai divise, buttata fuori l’intrusa, consolato la povera vittima, ti sei quindi accoccolata sola nel lettone, sperando che il sonno tornasse, ma a quel punto è stato difficile perché ti sei ricordata che oggi dovevi fare un sacco di cose, lavoro, pulizia della casa, rinvaso di una pianta, compiere quel settimanale miracolo che fa passare dal cesto dei panni sporchi all’armadio i vestiti e le camicie di tuo marito. Poi è arrivato il camioncino dei giornali dell’edicola fronte casa e ti sei sorbita la discussione indistinta dei lavoratori.Poi è passato il camion della differenziata a ritirare la plastica e tu ti sei ricordata di non aver messo fuori il saccone che giace puzzolente nel ripostiglio. Hai rinunciato a dormire, ti sei alzata, fatto la doccia, fatto colazione, uscita a fare due passi nel fresco e a quel punto hai comprato il giornale. Prendi il Corsera di un giorno come tanti di questo paese schizoide di questo mondo schizoide e, come dice Vasco, ti rendi conto di quanto lo maledirai. La prima è già un riassunto delle nostre miserie. Tralasciando le ipocrisie e la faccia tosta del Premier che inveisce contro l’informazione che esso stesso ha creato. Tutto fa brodo per dirci tutto e il suo contrario. Ovviamente in prima fila la famosa influenza che viene sventolata come la nuova AIDS da una parte mentre dall’altra ci si affanna a minimizzare , non più tardi di ieri si davano i dati per cui quest N1H1 è MENO letale di una qualunque influenza che ci tocca ogni anno e allora ti dici che è solo un diversivo dai problemi reali tutta questa ansia di virus.Però, come mai, adesso vietiamo i baci, gli scambi di effusioni, gli abbracci? Che dobbiamo fare? Rintaniamoci tutti in casa e accendiamo la tv. Oppure mangiamo. Si avete capito bene, mangiamo tutte le schifezze che ci vengono in mente, tanto due pagine piu in là veniamo informati che si sta per approvare una pillola che blocca un gene responsabile dell’ingrassamento e bloccato quello ci potremo strafogare di hamburger, fritti, dolci e bibite zuccherine tanto non ingrasseremo. Io lo trovo sconcertante se non altro messo a paio con l’altra notizia che ci informa che se non la smettiamo di consumare così tanto fra cinquant’anni il pianeta non basterà più a produrre tutta la carne di cui necessiteremo e le coltivazioni di mangimi per animali soppianteranno la foresta tropicale e la cacca delle mucche provocherà un buco nell’ozono grande abbastanza da permettere al sole di inceneririci tutti. Scoppieremo come tante salsicce sulla griglia, trasuderemo grasso sulla graticola.
Tutti tranne la Moratti che è a dieta e quindi non andrà alla festa del PD. Dice che andrà alla festa della Lega e all’apertura della campagna di Formigoni. Non ha tutti i torti, l’avevano invitata solo ad una cena, invece che a parlare di Expò, pensando di farle un favore visto che magari qualcuno le avrebbe chiesto come mai a vigilare sui lavori ci sarà anche quel girino del bossi jr: Ma lei se l’è presa, spende una cifra di parrucchiere e si veste come un’ anticaglia di Brescia e non volete nemmeno darle l’onore del palco del PD che di anticaglie è pieno? si è sentita discriminata e quindi preferisce stare a casa o mangiare con i leghisti , sana biada dirittamente dalle stalle lumbard! Prosit ! ma attenta a non cagare troppo, che i miasmi inquinano.E poi non c’è Ecopass che tenga.
Però a pensarci bene i leghisti non hanno tutti i torti. Guardate al piu grande stato federale del mondo, gli USA: sei stati hanno deciso di oscurare i canali TV in occasione di un discorso di Obama preparato dal suo staff per l’apertura delle scuole. Sarebbe stato un “fervorino da buon padre di famiglia”, beh gli stati a conduzione repubblicana hanno detto NoNo. Il web si è ribellato a quello che si ritiene un culto della personalità e quindi oscuriamo la Tv. Ma ve lo immaginate se si potesse fare una cosa del genere in Italia? Al posto dell’esternazione del Disonorevole Premier un cartoon di Wil Coyote. Io voto sì!
Inizio fra l’altro a provare pietà per il pover’uomo in question. Ora senza arrivare alla diagnosi di lue all’ultimo stadio di Pronta, penso che sia pesante per tutti essere spiattellati su un giornale con le proprie miserie e i propri umani limiti, come ogni uomo ha. In fondo ha solo cercato un po di divertimento ed è caduto in un giro di troie di quelli ben rodati. La vera colpa è di non aver selezionato quelle con stile, ma da uno che ha iniziato vendendo pentole e omaggiando piccoli elettrodomestici, non si poteva certo sperare in una soluzione meno ammerdante. Il Cavaliere non ha imparato dall’Avvocato. Un’amante fissa. Una a cui dare Carte Blanche , come si diceva una volta. Una protetta, da sistemare in posizione strategica ma defilata, qualcuna che non facesse storie e non iniziasse a chiedere di cambiare tipo di camera , da quella da letto a quella dei deputati. Qualcuna che capisse che quando cala il culo, e il culo cala a tutte, è meglio avere una rendita e tre appartamentini in Corso Italia che qualche copertina di Novella3mila.
Basso profilo. Invece queste gliela sbattono sotto il naso, la loro sfrontatezza, quella gli balla a cento metri da Villa Certosa, in miniabiti a prova di cellulite ma con mamma a seguito (si sa le mamme danno sempre buoni consigli quando non possono più dare cattivi esempi) e l’altra se ne va a Venezia a firmare autografi e a fare foto coi bimbi (da denuncia a Telefono azzurro) completa di stilista e truccatrice. Capiamolo. E’ vecchio, un po’ rimbambito e sbeffeggiato. Vittima di se stesso e delle sue miserie. Però c’ha un’erezione degna di Varenne. E se è nature o ogm …e che palle, non stiamo a guardà er capello!
Intanto per non rimanere fuori dal giro a Firenze hanno pensato bene di inaugurare un nuovo evento
“Settembre in piazza della Passera” che la dice lunga sullo spirito ironico di noi fiorentini che in quanto a passere non siamo secondi a nessuno.
Metti quindi un sabato normale, in questo paese anormale. La gatta Mia si è stesa sul Corriere.
Gli animali a volte sono piu intelligenti degli umani.

Vado a fare i miracoli, certa che la locuzione “Beata te” nel mio caso significa “Santa in vita”

ps D’Alema , si c’è anche un’intervista di D’Alema, ma io volevo fare un pezzo ironico per questo sabato normale. Le cose serie non hanno certo bisogno del mio blog. Leggetelo da soli.

Italia equa?

imagesUna mattina passata all’Esattoria.
I tipi:
i commercialisti li vedi, hanno l’aria distaccata di quelli che non hanno alcun problema ma subiscono l’attesa come normale lavoro, borsa di pelle dall’aria vissuta, si incontrano tra colleghi e parlano di rogne di lavoro. Per lo più i clienti che non pagano.
Gli automobilisti incazzati sono pochi, li riconosci perché hanno le chiavi della macchina in una mano a panino col cellulare, occhiali sulla testa, hanno l’aria scocciata e frettolosa di chi ha lasciato la macchina in doppia fila credendo di fare presto.
I piccoli operai, con le scarpe sporche di gesso o la maglia stazzonata, quelli che si sono presi un ‘ora e c’hanno fretta perchè devono lavorare e quello è tutto tempo perso che un commercialista gli farebbe pagare.
Poi c’è la massa. Quelli che hanno la faccia di brava gente che ha commesso qualche errore, non pagato la tassa dei rifuti, magari 100 eu, oppure una vecchia multa… Non importa cosa. E’ gente comune che ha un grosso problema, riuscire a far quadrare i conti. Una signora si è portata i bambini, uno di cinque/sei anni corre intorno alle colonne, la piccola è nel passeggino. La signora richiama piu volte il figlio e si scusa per la confusione “Gli asili son chiusi non sapevo dove lasciarli”. Hanno lo sguardo vergognoso, nessuna spavalderia. Vanno incontro all’impiegato con un senso di colpa mostruoso. Non aver potuto pagare un multa. Questa si chiama evasione, gl impiegati osno a dire il vero gentili e non fanno domande cretine, della serie “perchè non ha pagato?” Ma questa gente si vergogna come dei ladri. Qualcuno che ha rubato qualcosa alla comunità e si sente in colpa, lo Stato con quella ufficilità di numeri e interessi e addizionali e codici e burocrazia li fa sentire dei mostri.Hanno lo sguardo colpevole.Per cosa ? magari per non aver pagato la tassa dei rifiuti di una Azienda Municipalizzata che non funziona, con i dirigenti lottizzati per non dire altro. Non ho mai visto quello sguardo negli occhi di quel banchiere che rubava i soldi dai conti correnti dei morti, pronto a dire “Ops ci siamo sbagliati” in caso di reclamo e non l’ho visto nemmeno negli occhi dei tanti Vip che hanno evaso milioni e milioni e patteggiato sconti indecenti con la forza di un commercialista dallo sguardo distaccato e qualche stuolo di avvocati pagati ad hoc. Scommetto che Valentino Rossi, non ha mai messo piede in una sala di attesa dell’Esattoria, in piedi contro un muro aspettando per due ore che venga il tuo turno mentre incroci gente dalle limitate possibilità che viene qua per “pagare un po per volta” una multa che con gli interessi accumulati non ci si puo permettere di pagare tutto insieme. Chi vuol evadere sul serio non mette mai piede qua dentro. Se ne strafotte e non si fa venire nessunissimo senso di colpa.
Mi ha fatto venire in mente quando ero piccola e nel quartiere erano tanti quelli che avevano il librettino dall’Ebreino. Adesso il negozio non esiste piu, si chiamava La Rifiorente. Vendeva dai bottoni ai vestiti da sposa su catalogo. Mi affascinava perché aveva una parete immensa di cassettini coi bottoni. Restavo lì incantata a pensare a cosa ci si potesse fare con tutti quei bottoni. E poi cassetti con etichette “maglie mezza manica”, “calzini gamba lunga” “nastri Grosgrain”. I commessi erano gentili. Lei una bellissima ragazza altissima , lui aveva degli occhiali per miopi stile Mister Magoo. Andavamo lì un paio di volte l’anno per il cambio di stagione e l’inizio della scuola, i nuovi calzini, le magliette, i grembiulini. Si segnava tutto su un librettino e su un librone loro. Poi si pagava un po alla settimana. Quando ci si poteva permettere. Mia madre ci spediva coi soldi piegati dentro il librettino e “attenta a non perderli”. Nessun interesse. Solo adeguamento al livello economico e alle esigenze del quartiere. Nessun senso di colpa, era un patto sulla fiducia. Forse anche lo Stato dovrebbe iniziare a ripensare un patto di fiducia, quella che abbiamo persa nell’equità di una aministrazione tanto lesta a prendere quanto lenta a dare. Tanto inflessibile con chi ha disagio tanto disponibile con chi ha possibilità.

Ok chiudo qui prima che mi venga lo scoramento.

Effetto boomerang

Tanto per prendersi una pausa domenicale dalle miserie della vita mi sono ritagliata un po di tempo per me e me ne sono andata fino al cassonetto del biologico che dista BEN dieci metri dal cancello di casa. Ho messo giù gli avanzi di cucina, i noccioli delle pesche, le bucce del melone ed ho pensato che il prossimo autunno con quelle scorie puzzolenti ci avranno fatto il compost per l’aiuola di fronte. Poi mi sono spostata all’edicola un paio di metri piu in là e ho cercato di prendere il giornale. Avendo dormito fino alle dieci ho trovato l’assortimento desolantemente limitato : Libero o Il Giornale. Ho quindi risparmiato un euro e l’ho aggiunto ai due che già avevo preventivato per comprare degli acchiappini dal senegalese fuori. E’ un bel ragazzino che ha un sorriso bellissimo di chi mantiene ottimismo anche nelle situazioni precarie. Lui che sta di sicuro peggio di me, mi ha fatto un sorrisone e quindi ho sorriso anch’io.

Tutto torna, io lo spero. Spero anche di sforzarmi abbastanza in emissione di positività in vari campi. Da piccola dalle suore, quando facevo qualche fioretto e riuscivo a portarlo a compimento o quando davo la mia disponibilità in aiuti vari mi dicevano “Dio te ne renderà merito”. Beh magari in questi anni ha avuto da fare oppure poteva andami peggio chillosà. Continuo comunque ad essere emittente propositiva poi , oh, male che vada porterò i crediti all’ultimo appello.

Tutto torna indietro, comunque, ne sono convinta.

Vi posto quindi un po di campagne sociali, tanto per non dimenticare uno dei perchè del blog. Ruotano tutte sul concetto di boomerang, nazioni diverse Italia. Bombardiere 2004, Francia boomerang,2008 e il poster che funziona solo se arrotolato USA 2009

Vado a lavare i piatti che s’è rotta lavastoviglie (e ciò sfugge alla mia comprensione essendo io stata così buona 😉 )

Boomerang

contro la guerra in iraq

Greenfrance

“In France we don’t pollute. We use nuclear energy”

around1“What goes around, comes around”

Radici

cestello2

Due mani intrecciate sotto le lenzuola, sono qui mamma, non me ne vado.

Vecchi ricordi sussurati che sfumano nel sonno, e quella volta che…

Fragili animi e semplici origini.

Vita conquistata giorno dopo giorno a caro prezzo.

“Eh Armida, ma che lo sai te in doe finisce i’cielo?”
“Io no”
“ …e m’hanno detto che gli arriha giù, giù fin’in terra”
“ In terra? Ma icchè tu dici?”
“ e ti dico di sì, l’arriva giue, sotto l’Evelina”
“Ma va ‘ia, va ‘ia, icchè tu ci credi? a me le mi paian tutte bischerate”.
Radici.

Cereus Sorridensis – ovvero come farsi salvare la giornata da un cactus

100_2308 Nella vita di tutti i giorni accadono, per fortuna anche piccoli miracoli che, se sai accontentarti di poco, riescono a farti sorridere di meraviglia.

Questo è un piccolo angolo del mio marciapiede davanti casa, il posto delle piante grasse. Quel pinnacolo era una decina di anni fa, forse quindici, un minuzzolo dentro una composizione natalizia. Una maledizione di spine ripiantato in un angolo di una ciotola piu grande con altri minuzzoli e via, anno dopo anno è cresciuto a dismisura. Poca acqua d’inverno, discrete annaffiature sotto il sole estivo, Io che lo sbircio anche da dietro i vetri visto che quello è il mio ufficio e che lo coccolo d’inverno ricoverandolo in casa nel punto piu soleggiato. Adesso è alto circa un metro e mezzo. Amore discreto. Non parlo con le piante. Rispetto reciproco.Tu dai acqua, io do fiori. Lo elogio davanti ai visitatori. Gli ho promesso una casa/vaso tutta sua il prossimo autunno.

E questo è quello che è successo ieri, dopo giorni e giorni che spiavo la crescita di quei due carciofi che sarebbero diventati fiori, e che mai in quindici anni si erano appalesati fra le spine, cercando di immaginarmi il colore che avrebbero avuto, la sorpresa che sarebbe stata vegliarsi un mattino e trovarli sbocciati.

E invece ho scoperto che sono notturni, si sono aperti a suon di carica, ieri intorno alle 17 e alle 22 erano al loro massimo, stamattina si erano già intristiti e adesso sono chiusi, morti. Ma non sono stati inutili. Mi hanno fatto sorridere eccitata, li ho fotografati come un cucciolo appena nato. Mi hanno fatto star bene per un po. Ne avevo bisogno.

Pare che il mio cactus mi abbia voluto dire che non tutte le spine son dolori, da alcune possono sbocciare inaspettate meraviglie. Così com’è nella vita. Sei al punto piu basso del tuo umore e basta un sorriso, una gentilezza di un amico, una stretta di mano o un fiore rosa pallido e ti pare che sia tutto più affrontabile.

non sono bellissimi?

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Barcamp a Palazzo Vecchio

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Udite udite, mi sono iscritta per parlare al primo barcamp indetto da Giuliano da Empoli, gonfaloniere di cultura a Firenze sotto il granducato di Lo Renzi i’Magnifico nel Salone de’ Cinquecento a Palazzo Vecchio.
Si parla di cultura, di creatività, di contemporanetà e di come far fruttare e rinnovare quella maestosa eredità di cultura, arte,conoscenza impegno che quelli prima di noi ci hanno consegnato.
La sala deputata all’incontro è il Salone dei Cinquecento, sede del primo governo “allargato” alla società civile voluto dal Savonarola, una sala magnifica. C’è tanta arte in questo posto da poter mettere in piedi un museo.

Salone500La Sala è stata divisa in quattro spazi per le mini conferenze, slot da mezzora. Chi vuole si è iscritto e parlerà, porterà all’attenzione dei suoi concittadini i suoi progetti e ne discuterà.
Inizio alle 10 – arrivo alle 9,30 dieci persone forse.


Ho guardato questa Sala e l’ho sentita mia, orgogliosamente mia,
Ricordo che quando l’hanno progettata l’America era stata appena scoperta e Obama era, come si dice, insieme a tutti noi, nella palle diddio, mentre in Toscana avevamo già queste meraviglie, e le banche e le Misericordie. Il nostro tessuto sociale era già delineato secondo principi di solidarietà, condivisione, potere civile allargato.
Cribbio c’è sì, di che esser orgogliosi.
Cos’erano i Cinquecento se non 500 persone che magari si saranno anche riunite a capannelli ed avranno parlato di cose diverse, avranno comunicato progetti, cercato alleanze, stretto rapporti, costruito reti sociali. Il BarCamp in fondo è questo. E noi, come molte cose l’abbiamo fatto prima.
Vabbeh poi magari nel frattempo abbiamo anche messo sul rogo qualche Savonarola, ma ci può anche stare.
Quale posto, ho pensato, migliore di Firenze, migliore della sua storia, migliore della sua tradizione, per innovare la comunicazione sociale? Per divenirne cassa di risonanza, palco globale, valore aggiunto?
Per me nessuno.

L’incontro improntato alla massima informalità, se non nella rigidezza dei tempi assegnati a ciascuno, è presto sfociato in un chiacchiericcio fra persone che si ritrovavano, si stringono la mano, si passano i figli, si cercano per fissare un caffè. Mentre nelle quattro postazioni, senza microfono, la gente si sgola e parla di musica, di poli museali, di architettura, di integrazione fra studenti, di tecnologie.
Se l’intento era quello di portare all’attenzione dell’Amministrazione, quello che c’è a Firenze allora l’intento è stato sicuramente mancato.
Se era quello di rendere fruibile ai cittadini un bene prezioso come il nostro Comune, farli sentire comunità, renderli partecipi e protagonisti , allora è un buon inizio.
Ma come ha detto l’assessore alla cultura e contemporaneità, non c’è un modo buono e uno meno buono di far venire un barCamp. Esso diviene. Accade attimo per attimo. I risultati si vedranno.
Io ho individuato una mia personalie problematica. Avere a che fare con amministratori giovani crea problemi. L’assessore ha una quindicina d’anni meno di me. Viene voglia di dargli del tu. Il che non sarebbe nemmeno male, ma non è comunque appropriato per chi deve esercitare un’autorità.
Dovranno dire anche dei No, magari molti.
La mia mano affettuosamente posata sulla spalla del giovane Da Empoli mentre lo pregavo di fare meno rumore insieme ad altri non è stata una gran pensata. Ma ormai è accaduta.
Nell’attesa che la sala si riempisse non ho voluto perdere l’occasione di sedermi sulle scale , cercare qualcosa di adatto nell’ ipod e estraniarmi da tutto per un quarto d’ora fra cose che amo.
La mia città, il mio lavoro , il mio Beethoven. Era l’Eroica e ci stava parecchio bene.

Stralci dal barcamp

ma ma se ma ma sa ma coo sa

La baguette era calda la marmellata di arance amara al punto al giusto ma c’era qualcosa di sbagliato quella mattina.
I titoli scorrevano nel video. MJ era morto.
D’impulso ho sfiorato la ghiera di Ipod, l’8 di LvB poteva aspettare.  Ma lui non c’era e mi sono stupita o forse non più di tanto. Ma dispiaciuta. Volevo sentirla, questa , subito.
In sala stampa ho cercato questo video e me lo sono sparato a mille nelle orecchie, probabilmente ho anche ballonzolato e alzato le braccia e mosso le spalle. Anzi di sicuro perché Jorge il mio collega argentino ha sbirciato l’Imac  dove nello splendore dei 30” scorrevano queste immagini. Ha sorriso e fatto una piroetta.
Lo so, getto lo scompiglio , sempre.
E allora mi sono ricordata dell’Happy Circus e di quella serata con la Cl. Non ero ancora fidanzata ed aprirono questa discoteca a Firenze, a due passi dallo stadio. La sala era avveniristica per l’epoca (epoca!) la clientela selezionata all’ingresso (e ancora non si usavano le liste) entravi se eri figa e conosciuta e io lo ero.
Era un Circus, la pista di cubi di vetro a colori sgargianti, illuminatissima da sotto risaltava nel buio del resto della sala.
Se c’è una cosa che mi piace fare è ballare, e per me ballare è lasciare al corpo la possibilità di fare esattamente quello che vuole seguendo il ritmo. Ballare è una cosa fra te e te. L’intorno è superfluo, inutile. Tu e la musica.
Questa canzone è FATTA per ballare, non lo sentite? Potete tenere i piedi fermi e muovere le centinaia di muscoli del vostro corpo seguendo ciascuno un ritmo diverso , il sottofondo per il bacino, le parole per le braccia e le spalle e potete cantare. Ad occhi chiusi. Da soli, questo è un ballo da fare da soli, soli col battito della musica e del tuo cuore. 6 minuti
L’ho rifatto, da sola, nell’ipod ho caricato la musica, certo non sono quella dell’80,  fuori. Ma dentro, tesori mie, dentro ci sono tutta. Ed ho ballato, per me : la più tribale delle sue canzoni, la più coinvolgente, una delle piu lunghe per questo molto mixata all’epoca. Un delitto tagliare il finale.
E lui , il dj, non ebbe il coraggio. Io e Cl restammo sole sulla pista, fino in fondo con la gente intorno  sempre piu veloce, sempre più in basso come in un limbo techno. La fatica, il sudore, il cuore che batte, io e il mio corpo,  io intorno ad un fuoco per un rito antico, io e l’aria che entra e la senti tutta, io e le scarpe che volano perché si balla solo scalzi, io e la testa che è libera da pensieri, io e non mi importa chi c’è intorno, io e la musica quasi in trance. Ieri ed oggi.
Yes, I Believe In Me
So You Believe In You
Help Me Sing It, Ma Ma Se,
Ma Ma Sa, Ma Ma Coo Sa
Ma Ma Se, Ma Ma Sa,
Ma Ma Coo Sa
Adesso, ti dici, adesso cambia ritmo e invece no ancora un giro, ancora  qualche secondo ancora piu in là, ancora un respiro il viso verso l’alto a urlare
Siamo liberi, siamo vivi, ma ma se, ma ma sa ma coo sa.
Grazie MJ

Good Bye Cannes 2009

obamaIniziamo dalla fine, dai Grand Prix DUE dati alla campagna di Obama. Mentre lo speaker annuncia l’eccezionaità della premiazione che riunisce le due categorie top nel segno di una campgna stratosferica tutti nel Grand Auditorium del Palais de Festival sapevano già di cosa stavamo parlando ed erano pronti a tributare col cuore carico di invidia il loro piu convinto applauso alla macchina da guerra messa su dalle agenzie per la campagna presidenziale di Barack Obama.
Bush era poco amato ma ancor meno dai pubblicitari che non avevano negli anni passati perso l’occasione di ridicolizzarlo in centinaia di campagne. Da Greenpeace a Amnesty International non si erano fatte mancare un soggetto “Bush”.
Obama è un’altra cosa. Campagne specifiche sono state fatte in varie parti del parese su target diversi. David Plouffe, general manager della campagna fa parte del gruppo DDB mentre , adesempio David Droga ha lavorato per far vincere il senatore in Florida su uno specifico target , gli anziani ebrei che sono parcheggiati al sole , creando una campagna rivolta ai nipotini che insegnassero ai nonni chi e cosa sarebbe stato Barack.
Nel perfetto marketingmix classico, film, affisioni, stampa, internet, social networking, email, twitter . Non solo Obama quale “oggetto vincente” ha dato valore e fatto vendere di tutto, dai giornali che lo avevano in copertina al cappuccino di una caffetteria che no ha trovato di meglio che farsi una mascherina col viso di Obama per spruzzare il cacao sul cappuccino.. Tutto è servito a ingigantire il lavoro dei professionisti.
Perfino il regista di Wassup ( il mitico spot coi quattro ragazzotti che bevono birra e si chiamano al richiamo di what’s up –wasssup) ha prodotto un film per incitare la gente a votare Obama


Una perfetta macchina da guerra. Un po di numeri 150.000 gli eventi creati, 13milioni di email ricevute e un lmiliardo spedite, 3milioni i cellulari in rete, per una campagna che si e’ fondata su 3 step Fundaraising (quasi 570milioni di dollari raccolti in gran parte da privati, anziani e studenti) organizzazione e registrazione elettorato, message moving, la gente che si trasferisce il messaggio porta a porta, perché “nothing is more valuable than people who speaks with other people”
Una campagna fatta non per fare un presidente ma per fare la storia.
E sarà difficile fare di meglio in futuro.


Ci sta provando il gruppo Havas (del buon caro e vecchio Seguelà quello della forza tranquilla di Chirac) con la campagna open source in occasione del prossimo vertice sul clima di Copenhagen  del prossimo 7 dicembre.
Kofi Annan e Bob Geldof i testimonial.

Tck tck tck http://www.timefortheclimatejustice.org.

A tal proposito vi esorto a andare sul sito a fare il vostro tck. Una registrazione video o solo un messaggio per firmate un petizione planetaria affinche a copenhagen si diano una mossa. Hopenhagen. Anzi


A pare questo cosa mi resterà di Cannes 2009? L’incontro con Victoria giornalista svizzera con cui faremo spero qualcosa di bello, i ragazzi messicani di S&S dei Young Lions con un film bellissimo.

Breif sul FilmAid per i rifugiati, il loro pianto , la loro contentezza ben meritata per aver tirato fuori una così bella idea ed averla realizzata in 24ore, il loro sorriso non ancora macchiato dalla spocchia di certi creativi blasonati, i due ragazzi colombiani e la campagna di animazione bellissima inspiegabilmente non premiata presentata allo showcase di S&S


Sono tornata. Ma questa è un’altra storia.

Senza pensieri

barbados

Ho voglia di quel vento. Di quelle onde. Di quell’aria .

Di quella luce morbida del mattino presto.

Di quell’odore di sale e dell’aria piena di frammenti di mare.Ho voglia di stare ancora in bilico sugli scogli a North Point, guardando lontano.

E del pesce volante fritto, del roti al curry. Delle ranocchiette sui vetri, di notte.

Dei pomeriggi passati a letto ad ascoltare il rumore della pioggia sulle foglie di banano.

Di quel verde smeraldo, lucido e abbagliante degli alberi, delle fronde delle palme che stuzzicano il mare  a Pidgeon Point, delle case olandesi di Charlottesville, della “mia”casa in rovina a Bathsheba.

Ma più di tutto ho voglia di un sospiro e di quel sorriso.
Senza pensieri.

Spero qui.

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